24/01/2017 14:22
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Ci crede e deve farlo. Mai come adesso. La Roma resta incollata alla Juventus, un solo punto di ritardo che è meglio moltiplicare subito per quattro vista la facilmente pronosticabile vittoria bianconera nel recupero di Crotone dell’8 febbraio, ma anche in quel caso la distanza in classifica non sarebbe così esagerata da cancellare i sogni. Che sia un torneo apertissimo lo continua a dire la cronaca dei fatti sul campo, dove Roma e Juventus le vincono tutte in casa con grande autorità e lasciano per strada qualcosa in trasferta: la differenza, oltre allo scontro diretto, è in quei «maledetti» pareggi dei giallorossi a Cagliari ed Empoli, un bonus di 4 punti che lascia ancora un margine di sicurezza ad Allegri. Ma pure tante speranze intatte a Spalletti, che oltre alle tante belle notizie del presente può guardare con interesse alla storia recente del campionato. Limitando l’analisi alle ultime dieci stagioni, mai la Roma è stata così vicina alla vetta dopo 21 giornate. Dagli 11 punti di ritardo dall’Inter di Mancini nel 2006/07, quando c’era lo stesso Spalletti in panchina e la classifica risentiva degli effetti di Calciopoli, fino al -12 dal Napoli col quinto posto di un anno fa, il punto più basso raggiunto proprio dopo la sconfitta nello Stadium torinese alla 21ª giornata e preludio a una risalita che ha portato i giallorossi sul podio della serie A, rimontando ben 10 punti all’armata di Sarri nel frattempo sorpassata dalla Juve.
Nel corso di questi 10 anni, la Roma allo stesso punto di oggi del torneo, nella migliore delle ipotesi, ha avuto per due volte 6 punti in meno della capolista: nel 2010-11, prima dell’esonero di Ranieri, era terza a quota 38 dopo Milan (44) e Napoli (40), mentre nella prima stagione di Garcia si era guadagnata un tesoro di 30 punti nell’avvio perfetto del campionato e salì fino a 50 alla 21ª: il problema è che quella Juve pazzesca di Conte ne aveva già accumulati 56 e alla fine addirittura 102, record assoluto e probabilmente imbattibile. I 47 punti della Roma di oggi sarebbero bastati per essere al comando nei due tornei disputati dal 2010 al 2012 e nella passata stagione, quasi sempre per tenere aperta la lotta scudetto. Sempre nel decennio iniziato il 2006 solo in due occasioni Totti & Co. sono riusciti a competere fino in fondo per lo scudetto, una volta con Spalletti (2007-08) e un’altra con Ranieri (2009-10), dovendosi arrendere in entrambe le occasioni all’ultima giornata alla inesorabile vittoria dell’Inter. Bisogna tornare a 15 anni fa per trovare una situazione migliore rispetto a quella attuale: nel 2001-02 i giallorossi giocavano con lo scudetto sul petto e dopo 21 partite guidavano la serie A (allora a 18 squadre) con 44 punti, uno in più di Juventus e Inter. La volata a tre premiò i bianconeri e mandò all’inferno i nerazzurri nel «famoso» 5 maggio, ma erano altri tempi. Adesso il terzo incomodo potrebbe chiamarsi Napoli, sulla carta ancora in grado di rientrare nella lotta al vertice: ne guadagnerebbe in bellezza un campionato che da 5 anni è diventato un monologo juventino. Non che quello di oggi sia tanto diverso,la quota tricolore resta sopra i 90 punti e vede la squadra di Allegri ancora stra-favorita, ma è vietato arrendersi. Al di là delle statistiche, è davvero la Roma più competitiva da 15 anni a questa parte? Difficile rispondere, di sicuro il gruppo dei giorni nostri è forte, sempre più solido e pieno di risorse.
Al punto da spingere Spalletti a rivedere le sue considerazioni sul mercato: se fino a due settimane fa invocava un acquisto in attacco o a centrocampo, ora non saprebbe quasi che farsene essendo sulla via del ritorno sia Salah che Florenzi. Il passaggio al 3-4-2-1 è la chiave tattica della svolta, Fazio l’uomo simbolo della nuova difesa di ferro, un reparto trasformato anche dal rientro di Rudiger e dove Vermaelen e Juan Jesus faticano a trovar spazio. Quando rientrerà l’egiziano, Spalletti rischia di dover mettere in panchina sia Perotti che El Shaarawy, oppure rinunciare a uno dei tre «signori» di un centrocampo invidiato dalla Juve stessa. Sulle tanto discusse fasce ora c’è addirittura l’abbondanza con le coppie Peres-Florenzi a destra ed Emerson-MarioRui sulla corsia opposta.
La società, a prescindere, continua a trattare Defrel col Sassuolo: dovesse spuntare condizioni favorevoli, lo prenderà comunque, anche in ottica di far rifiatare ogni tanto il capocannoniere Dzeko, che con il Cagliari ha raggiunto quota 20 gol stagionali. Nessuno in Italia segna quanto lui. Le tre vittorie di seguito col minimo scarto, i due gol incassati nelle ultime sette partite (otto sommando il 4-0 in Coppa Italia alla Sampdoria) sono la certificazione della maturità di una squadra accusata dal suo stesso allenatore di non sfruttare a dovere tutte le occasioni per mancanza di cattiveria e concentrazione. Guai a rilassarsi proprio sul più bello: a Marassi con la Samp c’è la prossima insidiosa trasferta. Da vincere, se l’obiettivo la rimonta sulla Juve.