LA REPUBBLICA (G. CARDONE) - La parte (enorme) della città che vive di calcio parla solo di Manolas e Biglia. Sono i due casi che infiammano Roma e Lazio. Di solito è scontento e/o inquieto il precario che gioca poco, invece loro sono punti fermi delle rispettive squadre, a
Biglia l’anno scorso è stata perfino affidata la fascia di capitano e la scelta portò all’addio di Candreva. Il pubblico li ama e hanno contratti importanti, ma non basta. Si comportano come se aspettassero solo un’offerta dorata da un altro club per lasciare
Roma. I tifosi cercano spiegazioni, li invitano a restare ma ora si stanno stancando della manifesta infelicità dei due pilastri. L’altra cosa in comune, oltre all’inquietudine, è l’atteggiamento delle due società nei loro confronti. Linea dura, nonostante la qualità di questi giocatori. In particolare, Inzaghi stravede per Biglia e tifa per il rinnovo.
Non c’è lo stesso feeling tra Spalletti e Manolas, che si sopportano per il bene della Roma. Da quando non si è trovato l’accordo sull’adeguamento dell’ingaggio,
il greco viaggia sul filo della rottura anche con la società. Che però lo lascerà andare – non a gennaio, assicura il dg Baldissoni - solo con un’offerta da 40 milioni: ci pensano in Premier (Manchester United, Arsenal, Chelsea), ci pensa l’Inter. In quel caso, addio senza rimpianti perché
il suo atteggiamento non piace neanche un po’. Quella battuta di Totti a Genova non era casuale: da tempo si parla di questo divorzio, e Raiola si muove per accontentare Manolas perché l’agente del difensore («
A giugno lascerà la Roma», avrebbe detto ieri)
si affida al manager di Ibra e Pogba.