27/01/2017 13:24
IL MESSAGGERO (E. PUCCI) - «Non è possibile che la montagna partorisca sempre un topolino e che passi tutto in cavalleria». La Commissione Antimafia non intende assolutamente entrare nel merito dell'inchiesta condotta dal procuratore della Figc sui rapporti tra la Juventus e quella parte della tifoserie legata questa l'accusa alla ndrangheta. Ma, riferisce uno dei membri che ha aperto l'istruttoria sui legami tra le curve e il mondo della criminalità, va portato avanti un discorso ampio, ovvero la giustizia sportiva non può più essere blanda con questi fenomeni. Insomma non basta una multa per le società coinvolte e nemmeno il Daspo per certi tifosi. Sulle connivenze tra calcio e mafia va trovato ecco l'obiettivo che si prefigge la Commissione da qui al 21 marzo uno strumento normativo ad hoc. E' su questa direttrice che si muoverà l'organismo parlamentare quando, dalle prossime settimane, ascolterà i vertici del calcio. Per il momento è stato deliberato di ascoltare i presidenti di Lega di seria A e B, ma la lista è lunga, comprende il numero uno della Figc, Tavecchio, il presidente dell'associazione calciatori, Tommasi, i procuratori di Catania, Napoli e Torino e lo stesso Pecoraro, il procuratore della Federcalcio che nell'indagine appena conclusa e partita dal suicidio di un capo ultrà bianconero ascoltato nei giorni precedenti alla sua morte sulla infiltrazione delle cosche nella curva, mette nel mirino il presidente Agnelli. Avrebbe questa la tesi - partecipato a incontri con esponenti della malavita organizzata. Accuse respinte con una nota: «Nessun dirigente indagato, la Juve non è ritenuta neanche parte offesa». La Commissione Antimafia chiederà di ascoltare l'Ad Marotta come persona informata dei fatti, ma prima di cominciare il lavoro indica quale sarà la base dell'istruttoria del comitato presieduto dal dem Marco Di Lello che, tra l'altro, si occuperà anche della morte di Pantani e di amicizie pericolose tra malavitosi e calciatori.
RESPONSABILITÀ OGGETTIVANei confronti dei vertici del calcio verrà portata avanti una funzione di moral suasion per inasprire i provvedimenti a carico dei colpevoli di connivenza con le frange estremiste del tifo. La sanzione massima prevista dall'ordinamento è il commissariamento della società, ma si può prevedere anche il criterio della responsabilità oggettiva per quelle società chiamate a rispondere di illeciti con ambienti criminali. «Se c'è qualcuno che governa una società e si mette d'accordo con i clan sulla gestione delle curve va cacciato», è la traccia da cui partirà l'approfondimento della Commissione. «La giustizia sportiva deve avere lo stesso peso di quella ordinaria», dice per esempio il vicepresidente della Commissione Antimafia, Fava. «Il tifo nel nostro Paese sottolinea spesso è considerato come una dimensione a parte, come una terra di mezzo. Ci sono curve che sono capaci di ricattare le squadre e nessuno dice nulla». Il calcio è l'analisi fatta dalla Commissione in questi mesi è diventato il maggior campo di investimento della criminalità organizzata. «Nel mondo del calcio la pretesa di legalità è troppo alta, quando si parla di sport c'è sempre un gioco di distinguo, si abbassa il livello di tolleranza e invece conclude Fava è sbagliato muoversi in questo modo».