17/01/2017 13:57
A marzo dello scorso anno, quando Totti era ancora alle prese con il rinnovo contrattuale Massimo Ferrero disse di lui: «Non può andare a giocare all’estero, le opere d’arte non si cedono: e lui è un monumento italiano, un patrimonio dell’Unesco». Oggi quel patrimonio dell’Unesco è stato lentamente riconosciuto anche altrove, più o meno in ogni stadio in cui Totti ha messo piede. È cambiata la percezione, l’idea, il senso di avere Totti contro. Non più nemico o avversario, ma un’opera d’arte da omaggiare. Proprio come ad Udine, dove la Dacia Arena lo ha accolto con un lungo applauso al suo ingresso. Era già successo nel finale della scorsa stagione, a San Siro (con il Milan), ma anche quest'anno a Firenze (da sempre una delle città più dure per Totti), con il Crotone in casa o a Torino, dove tutto lo stadio (granata) gli ha tributato un applauso commovente. «Il nostro calcio ha bisogno di eroi positivi – dice Giovanni Malagò, presidente del Coni – Totti in Serie A per 25 anni è una cosa spaventosa. È uno spot per il calcio, un eroe positivo».
(gasport)