01/02/2017 21:47
REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Le sale del mitico ristorante Giannino deserte, agenti ripartiti il giorno prima, i salotti dell'hotel di Rogoredo in cui doveva confluire il mondo del calcio italiano per le ultime trattative abbandonati a pochi procuratorucoli e tanti cronisti alla disperata ricerca di una notizia che non c'era. Che noia, il mercato di gennaio. Un mese infinito fatto di abboccamenti e trattative per poi scoprire che, davvero, non ha investito nessuno. Colpa di un campionato in cui è quasi tutto deciso. Ha comprato l'Inter che spera nella rimonta, la Juve per difendere il primato e il Napoli per avvicinarla. Per il resto, tanti colpi pensando al futuro e pochi, pochissimi per l'ambizione di migliorare una classifica pressoché congelata.
Qualcuno vende, nessuno compra, nemmeno ci si agita più di tanto. Il segno chiaro che alla serie A è rimasto poco da dire, se le piccole non innescano frentici domini di punte o di difensori, se le grandi non assediano la stellina di turno e l'agente che la rappresenta fino all'ultimo istante utile. Il mercato di gennaio se ne è andato senza egalare l'emozione finale: da Gagliardini in poi, ci si è emozionati per qualche prestito e poco altro. E' mancata la Roma, che ha preferito risparmiare che inseguire un colpo da scudetto. Ma pure la Lazio, che all'Europa pensa davvero. La serie A, con meno di 100 milioni spesi, precipita addirittura al quinto posto degli spendaccioni, dal secondo che occupava dopo la sessione estiva. Oltre alla prevedibilissima Cina, l'hanno superata pure Francia e Bundesliga, storicamente non proprio i campionati con le disponibilità maggiori, eccezion fatta per Bayern e Psg. Ma oggi Depay va al Lione, mica a Roma o Milan. Qui al massimo ci si azzuffa per Defrel o Ocampos, che in Francia era andato così così sia al Monaco che al Marsiglia.
Allegri s'è svociato non più tardi di tre mesi fa per ripetere che "La finestra di mercato a gennaio è assurda, ne servirebbe una più breve a novembre". Pure Benitez, ai tempi di Napoli, definì la sessione invernale "troppo lunga", mentre l'estremo Wenger arrivò a dire che "Sarebbe meglio se non ci fosse". Insomma, agli allenatori non piace e se continuerà così pure le tv - in evidente imbarazzo martedì sera nel dover raccontare che non stava succedendo assolutamente nulla - ne farebbero a meno. Piace però agli agenti, a qualche calciatore che spera di riscoprirsi utile e forse pure a qualche presidente allettato dalla plusvalenza sempre e comunque. Tanto a cambiare gli equilibri non serve: dal 1 gennaio a oggi, dei "nuovi" arrivati in inverno, in serie A, l'unico a andare a segno è stato Hiljemark col Genoa. Di tanti, nemmeno una flebile traccia. Difficile che il grigiore dell'ultimo giorno cambi la situazione. Il problema è che non è riuscito a ridare, nemmeno per qualche ora, un briciolo d'interesse a un campionato già fin troppo deciso.