08/02/2017 16:59
LA STAMPA (F. CAPURSO/G. BUCCHERI) - «Se lo stadio della Roma si farà, sarà grazie a Beppe Grillo». È questo il pensiero che si sta facendo sempre più solido negli ambienti della società sportiva e del costruttore incaricato Luca Parnasi. «La sindaca Virginia Raggi, fino ad oggi – sostiene chi ha seguito il progetto sin dall’inizio – ha preferito non entrare nella partita lasciando, piuttosto, rimbalzare le responsabilità dal Comune alla Regione, mentre dall’altra parte l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini frenava in ogni modo l’iter. Ora, però, qualcosa si è mosso». E quel qualcosa ha un nome e un cognome: Luca Lanzalone. Avvocato genovese, già inviato a Livorno per risolvere i problemi del sindaco pentastellato Filippo Nogarin con la società comunale di raccolta rifiuti, e ora inviato a Roma. È lui a dirigere la riunione più importante, tra Campidoglio, società sportiva e costruttore Parnasi, nella quale sono stati definiti gli step per uscire dal guado e riportare sui binari il progetto dello stadio. Giovedì si aprirà un tavolo tecnico per definire le cubature esterne allo stadio, nell’area commerciale. La politica, poi, dovrà trovare il giusto compromesso. È una questione di volontà. Politiche o tecniche, difficilmente tutte e due. Quella politica, quando è il Campidoglio ad intrecciare i destini dello sport, spesso va in tilt. Così è andata, senza appello, in occasione del no alla candidatura di Roma 2024.
«Finalmente conosciamo Valentina Vezzali…», fu il buonasera, il 20 settembre scorso, della delegazione del Comune al Comitato promotore delle Olimpiadi, invitato ad un incontro sul merito del dossier. Peccato che, a guidare la squadra del Foro Italico, fosse sì una schermitrice, ma Diana Bianchedi e quello scambio di campionesse a cinque cerchi fece sospettare il Comitato organizzatore che alla nuova amministrazione le Olimpiadi non interessassero affatto. Sono passati quasi cinque mesi da allora e lo Stadio della Roma si farà o no? In gioco c’è c’è la stessa forza di un progetto, quello americano di James Pallotta, arrivato al punto di svolta: acquistare la Roma significava acquistarne anche il desiderio di costruire qualcosa di duraturo ed avveniristico, in fatto di conti e risultati. «La campagna d’appoggio di Totti e Spalletti (capitano ed allenatore giallorosso, ndr). Ma anche quella della città sui social ha lasciato il segno…», è il passaparola di chi, ieri pomeriggio, è uscito dalla sala dove i rappresentanti della Roma hanno incontrato il vice sindaco della Capitale ed i suoi tecnici. La partita è ai supplementari e deve concludersi, gioco forza, prima del 3 marzo, quando la Conferenza dei servizi emetterà il giudizio universale. Per ora, attorno al luogo delle discussioni, c’è il parere sfavorevole del Campidoglio e l’ottimismo della società. Quale sarà il risultato finale? Il sindaco Raggi e parti consistenti della maggioranza sembrerebbero per il sì, mentre Berdini vorrebbe evitare di deporre le armi e dichiararsi sconfitto. Ogni giorno, però, è diverso dal precedente.