M5S, il progetto scontenta la base: lo strappo dei quattro consiglieri

26/02/2017 14:20

IL MESSAGGERO (S. CANETTIERI/S. PIRAS) - Lo scollamento tra la base e i portavoce grillini è tutta sul web. Basta leggere i commenti al post scritto su dall’unica consigliera regionale pentastellata, Silvana Denicolò che è uscito subito allo scoperto contro l’accordo: «Cosa sto pensando? Come “ostiense” (il quartiere ndr) no comment. Come pendolare della Roma-Lido, ari-no comment. Come grillina non ho proprio parole». E sotto un diluvio di commenti pieni di rabbia della base. Sfoghi di questo tenore: «Forse non avete capito che si è creato un precedente a livello Nazionale per il Movimento che autorizza i costruttori a farsi avanti per speculazioni 2.0».

LA SPACCATURA – Poi c’è un altro fronte, quello dei consiglieri comunali grillini. Venerdì sera la sindaca Virginia Raggi ha messo ai voti la proposta dei proponenti e ancora una volta non si è registrato un voto unanime all’operazione. Alla fine in tre (Alessandra Agnello, Alisia Mariani e Maria Agnese Catini) si sono espressi contro la “nuova ”. «Avalliamo comunque una variante al piano regolatore: non ci stiamo». E poi c’è stata l’astensione di Cristina Grancio, vicepresidente della commissione Urbanistica. Una posizione polemica esplicitata dalla grillina anche in una lettera aperta a Virginia Raggi: «Non mi riconosco in quella disponibilità della controparte, alla quale alludi. Parlerei piuttosto di un riconoscimento tardivo da parte dei costruttori della loro vergognosa fame di cemento, bloccata e contenuta dalla nostra ferma opposizione». E poi la Grancio apre un fronte che dal Comune rimbalza anche in parlamento: «Un dubbio – conclude la grillina nella sua lettera alla sindaca – come punto di partenza, mi rimane: senza noi ortodossi delM5S , come sarebbe finita?».

GLI ORTODOSSI – Non è un caso infatti se Roberta Lombardi, la madrina degli ortodossi romani, abbia quasi rivendicato la vittoria – al di là del brava Raggi – twittando: «Stracciato il progetto iniziale. Dimezzate le cubature extra-stadio. Nessun grattacielo». Lombardi aveva chiesto appunto l’annullamento della delibera. Cosa accadrà quando la pubblica utilità tornerà in consiglio comunale? Vincerà il centralismo democratico 2.0 o la mini fronda confermerà il «no» uscendo così dal M5S come previsto dal contratto firmato in campagna elettorale? La terza via sarebbe quella delle «assenze tecniche». Paolo Ferrara assicura: «Il gruppo è contatto». E’ stata una decisione molto «sofferta» si confida una delle consigliere che era in minoranza nella votazione sulla partita stadio «ma è andata così». Il deputato campano Luigi Gallo è perplesso e cita Roma in un auspicio: «Il territorio sia visto come bene comune, non territorio come vuoto da riempire di cemento e su cui arricchirsi con la speculazione, ove le regole sono dettate solo dalla rendita fondiaria». La base M5S pure non è proprio sicura che sia una vittoria piena e promette di vigilare su tutti i prossimi step. Scrive Agata: «Se quel mostro non è passato è merito nostro, di quella base “che non c’è”, di quegli attivisti “ che non esistono”, di quegli sconosciuti che hanno scritto il programma e fatto campagna elettorale, di quei tavoli e quei “che non esistono”… ». Ma adesso, promettono gli attivisti, occorre vigilare affinché quello che Grancio chiama «pareggio» si trasformi in vittoria, e non ai rigori. Ecco perché gli attivisti e diversi consiglieri capitolini chiedono l’attivazione del Rousseau romano, la piattaforma web annunciata da Beppe Grillo dove tutto passerebbe attraverso gli iscritti in quella logica di democrazia diretta tanto cara ai garanti M5S.