09/02/2017 14:52
LA REPUBBLICA (D. AUTIERI / L. D'ALBERGO) - Il prossimo incontro tra il Campidoglio e la As Roma sul nuovo stadio del club giallorosso è fissato per domani. Al più tardi per lunedì. Ma la decisione sull’impianto di Tor di Valle, periferia Sud della capitale, sembra ormai presa. Messo in un angolo l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, crociato anti-speculazione edilizia, la giunta Raggi è pronta a ripescare l’accordo stretto nel corso di un vertice segreto tra l’ex vicesindaco Daniele Frongia e il costruttore Luca Parnasi prima di Natale: venendosi incontro, dopo il botta e risposta social tra la prima cittadina M5S e il capitano della Roma Francesco Totti, alla fine le parti potrebbero accordarsi su 540mila metri cubi di negozi e uffici. Il 40 per cento in meno di quanto avrebbero voluto i proponenti.
LA GUERRA DELLE CUBATURE - Il progetto del patron giallorosso James Pallotta e di Parnasi, così come benedetto dall’amministrazione Marino, dovrebbe infatti occupare un totale di 345mila metri quadrati. Ma nell’area di Tor di Valle il piano regolatore prevede interventi solo per 112mila metri. Ecco, allora, l’estenuante braccio di ferro che in conferenza dei servizi ha visto fino a questo momento contrapposti proponenti (As Roma e Parnasi) e Comune. Un tira e molla che, almeno fino a ieri, trovava il suo contrappunto nelle fratture del M5S romano. Da una parte la frangia pro Stadio pronta a concedere fino al 70 per cento delle cubature, poco più di 600mila metri cubi sui 900mila previsti dal piano giallorosso. Dall’altra Paolo Berdini e la battaglia contro la speculazione edilizia dei privati. L’assessore all’Urbanistica, messo in un angolo dopo le dichiarazioni rilasciate alla Stampa, avrebbe chiuso volentieri a quota 330mila. Tagliando due delle tre torri del business park disegnate da Daniel Liebeskind e buona parte dei 15 edifici destinati a ospitare negozi, ristoranti e un albergo. Ora, però, a gestire il dossier è l’avvocato Luca Lanzalone, legale genovese chiamato dal Movimento a fare da consulente al Campidoglio, e un dirigente dell’amministrazione capitolina. Paolo Berdini — più di un segnale sul possibile esito della trattativa — questa volta non dovrebbe essere della partita.
PARERI E VINCOLI - Il dossier stadio perde con tutta probabilità quindi uno dei suoi protagonisti. Il “professore” della giunta Raggi ha tentato in tutti i modi di opporsi al progetto romanista. Il primo febbraio, soltanto 24 ore dopo aver ottenuto una proroga di 30 giorni sulla conclusione della conferenza dei servizi (il tavolo a cui partecipa anche la Regione oltre ai proponenti), il dipartimento Urbanistica del Comune ha inviato un parere negativo sulla realizzazione del Colosseo bis. Tra i 43 vincoli da superare, il più importante: Tor di Valle, per gli uffici capitolini, è un’area a rischio esondazione. Una prescrizione da superare entro il 3 marzo, data di conclusione dei lavori sullo Stadio. Entro quel giorno la giunta e la maggioranza M5S dovrà votare la variante al piano regolatore. «Non c’è un problema di tempi — spiega l’avvocato Luca Lanzalone — si tratta di trovare una soluzione accettabile per tutte le parti».
L’EMERGENZA INFRASTRUTTURE - Tra i problemi da risolvere prima del possibile via libera anche quello relativo alle opere pubbliche che i costruttori dovrebbero realizzare assieme a stadio, uffici e negozi. Prolungamento della metro B e il riassetto della viabilità costeranno fino a 195 milioni di euro. Una cifra su cui Berdini, almeno fino al caos scoppiato ieri in Comune, non è mai stato disposto a trattare.
LA CACCIA AI FINANZIATORI - Chi si troverà a sostenere la spesa? Alla domanda stanno cercando di rispondere gli advisor Goldman Sachs e Rothschild. Starwood Capital, socio di Pallotta nell’avventura giallorossa, e Unicredit (la storia della banca è già legata a quelle dell’As Roma e di Parnasi) sono in lizza. Indiscrezioni danno interessate all’affare anche diverse società immobiliari. Tra queste ci potrebbe essere anche Idea Fimit, società a capitale misto De Agostini-Inps.