07/02/2017 14:11
Quando era disoccupato ha studiato la Fiorentina di Sousa. Lo intrigava l’idea di una squadra che difendeva a «tre e mezzo», che attaccava a «due e mezzo» e che spostava a piacimento alcuni giocatori all’interno del disegno tattico obbligando gli avversari a faticosi adeguamenti. Luciano Spalletti da Certaldo è ricco e famoso ma non ha mai smesso di studiare. E di cercare idee nuove.
Stasera lui e Paulo si affronteranno in una sfida delicata. I due non sono amici ma si stimano. Si rispettano. E stanno vivendo un momento simile. In campo (una sconfitta potrebbe metterli in difficoltà) e fuori: entrambi hanno anche il contratto in scadenza. Il futuro di Sousa è già scritto. Il 30 giugno dichiarerà chiusa la sua avventura alla corte dei Della Valle. Spalletti non ha ancora deciso. A differenza di Paulo potrebbe restare. Vuole vincere uno scudetto in Italia prima di tornare a sfidare il mondo. Magari in Premier. Prima di decidere il suo futuro vuole capire se il patron Pallotta ha la forza e la voglia di far crescere questa squadra. Spalletti non ha mai accettato l’idea di una Roma destinata «ad accontentarsi». Lui vuole vincere. La Roma deve vincere.
Gli incroci con Sousa sono divertenti. Paulo sogna la panchina della Juve. Spalletti è sempre stato un allenatore da Juve. Fin dai tempi in cui era sponsorizzato da Marcello Lippi. E, guarda caso, i nomi che si fanno per l’eventuale sostituto di Luciano (Gasperini in pole poi Di Francesco, Emery e Giampaolo) sono piste buone anche per il dopo Sousa. I tecnici hanno un altro aspetto in comune: sono più manager che allenatori.
(gasport)