15/02/2017 13:32
IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Alle sette di sera le dimissioni di Paolo Berdini diventano «irrevocabili». È lo stesso (ormai ex) assessore all'Urbanistica di Roma a darne notizia, diffondendo una lettera di fuoco spedita in Campidoglio che costringe Virginia Raggi a prendere ad interim le sue deleghe. Solo due ore prima, in un vertice blindato a Palazzo Senatorio, il vicesindaco Luca Bergamo aveva stretto la mano ai privati, dando un via libera di massima alla controversa operazione immobiliare del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. Il nodo della crisi nella giunta romana, quindi, è tutto politico. Berdini - dimissionario «con riserva» da mercoledì scorso, quando sono state pubblicate le sue frasi sulla «Raggi impreparata e inadeguata» - si era opposto a quella che, ancora due giorni fa, descriveva come «la più imponente speculazione edilizia d'Europa». Un progetto contro cui gli stessi grillini votarono contro, nel 2014 dai banchi dell'opposizione, e che hanno contestato per tutta la campagna elettorale.
La svolta turbo-stadista dell'amministrazione pentastellata è maturata nelle ultime settimane. Sotto il pressing del #famostostadio e della propaganda orchestrata da James Pallotta, che da questa operazione, insieme agli altri privati, potrebbe guadagnare fino a 800 milioni di euro, secondo alcune stime. In crisi di consensi, i Cinquestelle, quindi, cambiano linea per cercare il gradimento facile di qualche tifoso. «L'accordo politico sostanzialmente c'è - trapelava ieri da Palazzo Senatorio - vanno solo limati i dettagli».
LA RIUNIONE L'intesa è arrivata ieri pomeriggio, dopo un vertice di due ore tra il vicesindaco Bergamo, il dg della Roma Mauro Baldissoni e il costruttore Luca Parnasi. Berdini invece non si è presentato, avendo probabilmente intuito che il clima in Comune era cambiato e che il destino dell'operazione era già scritto. Le uniche condizioni che hanno dovuto accettare i privati sono un taglio minimal delle cubature (intorno al 20-25%), una mano di verde attraverso alcune certificazioni ecologiche e qualche albero in più accanto al business park, nessun taglio alle infrastrutture promesse all'ex sindaco Marino. Resta intatto, quindi, l'«Ecomostro», vale a dire i tre grattacieli che nascerebbero accanto all'impianto sportivo insieme ad altri 15 edifici commerciali: le opere private che rappresentano la stragrande maggioranza dei metri cubi del progetto, stroncate da tutte le principali organizzazioni ambientaliste d'Italia e bocciate anche dall'Istituto nazionale di Urbanistica. Le tre torri, alla fine, caleranno solo di qualche piano.
Questo è bastato a Virginia Raggi per procedere a una clamorosa inversione a U sul progetto, ma non a Berdini. Che appena saputo dell'esito della riunione con i privati ha pubblicato la sua lettera d'addio: «Dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche - scrive Berdini - invece si continua sulla strada dell'urbanistica contrattata, che come è noto ha provocato immensi danni a Roma». E ancora: «Sono venute a mancare le condizioni per poter proseguire il mio lavoro. Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l'emergenza abitativa, l'unica preoccupazione sembra essere lo stadio della Roma».
LO SFOGO Virginia Raggi apprende la notizia in diretta dalle agenzie stampa. Tra i due non c'è neanche una telefonata, un chiarimento finale. E così, uscendo dal concerto organizzato dall'ambasciata italiana presso la Santa Sede per la ricorrenza dei Patti Lateranensi, la sindaca di Roma si lascia andare a uno sfogo: «Adesso basta: abbiamo anche sorvolato sui pettegolezzi da bar, ora prendiamo atto che l'assessore preferisce continuare a fare polemiche piuttosto che lavorare. Noi andiamo avanti». Il problema è che un sostituto ancora non c'è. La prima cittadina, pur avendo capito da giorni che la frattura con Berdini era ormai «insanabile», sperava di avere qualche giorno in più per trovare il successore. I suoi assicurano che l'impasse si risolverà «nel giro di pochi giorni» e che lo scouting è alla stretta finale. Nel toto-nomi finiscono Alberto Coppola, docente alla Federico II di Napoli e Chiara Tonelli, professore associato a Roma Tre. In attesa di sciogliere il rebus, ieri notte, la Raggi è stata costretta a prendere ad interim le deleghe dell'assessore dimissionario, l'Urbanistica e i Lavori pubblici.