08/02/2017 13:38
IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - La partita per lo stadio a Tor di Valle è in zona Cesarini. I termini della conferenza dei servizi sono già scaduti, in Regione è arrivata una sfilza di pareri negativi (compreso quello del Campidoglio), e a tenere vive le speranze dei privati è solo la proroga chiesta dalla giunta Raggi, che però scade tra poco più di venti giorni, il 3 marzo. Ieri l'amministrazione M5S si è incontrata con i proponenti. Avrebbe dovuto essere la riunione della svolta, ma l'accordo ancora non c'è. Anzi, l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini già tuonava prima del vertice: «I privati devono recedere dai loro appetiti, non si possono regalare 600mila metri cubi». Insomma, sarà stato pure un «vertice costruttivo», come si sono affrettati a dichiarare i partecipanti, ma di fatto la riunione nella sede del dipartimento Urbanistica ha partorito l'ennesimo slittamento. «Si è deciso di avviare dei tavoli tecnici», hanno spiegato da Palazzo Senatorio, tavoli che prenderanno il via domani. Poi i vertici politici del Comune incontreranno i privati di nuovo mercoledì prossimo, a due settimane dalla scadenza definitiva dei termini. I margini per mandare in porto la trattativa sulla «riduzione delle cubature» sono strettissimi. E senza tagli, il M5S non è disposto a mandare avanti la procedura.
SINDACA ASSENTE - Il vertice di ieri è stato disertato dalla sindaca Virginia Raggi. Al suo posto c'era il vicesindaco Luca Bergamo, il presidente dell'Assemblea capitolina Marcello De Vito, il capogruppo M5s Paolo Ferrara e l'assessore Berdini; dall'altra parte del tavolo si sono accomodati il dg della Roma Mauro Baldissoni, il responsabile del progetto stadio David Ginsberg e il costruttore Luca Parnasi. Il nodo della trattativa è quel milione di metri cubi di cemento che i proponenti vorrebbero edificare accanto allo stadio. Tre grattacieli alti fino a 220 metri più altri quindici edifici commerciali. L'«Ecomostro», come lo hanno ribattezzato tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese.
Ancora prima che il vertice iniziasse, ieri mattina, l'assessore Berdini lanciava dalle agenzie stampa una serie di messaggi molto netti sul progetto (e sul suo traballante futuro). «Parnasi vuol fare insieme allo stadio qualcosa come 600mila metri cubi regalati. Scusate - ha detto Berdini - lui non fa lo stadio... Io sono a favore dello stadio della Roma, l'ho detto dieci volte, ma sono contro questo gioco della roulette». Berdini, in audizione davanti alla Commissione di inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle periferie, ha ribadito la linea del «sì allo stadio ma nel rispetto delle regole». E quindi del Piano regolatore generale, che nell'area di Tor di Valle consente di costruire al massimo un terzo dei metri cubi sognati dai privati. Una linea condivisa dalla maggioranza dei consiglieri M5S, che però non hanno ancora trovato una mediazione con l'ala turbo-stadista pentastellata, quella che vorrebbe lasciare sostanzialmente intatto il mega-affare dei privati. È da questo scontro interno ai Cinquestelle che dipende il futuro di Tor di Valle. E anche di Berdini, pronto a dimettersi se non passasse la sua linea. Anche Baldissoni ha riconosciuto che questo è il nodo da sciogliere: «Le cubature? Questo è il contenuto dei tavoli». Mentre la trattativa va avanti, la Roma continua il suo pressing politico. Ieri Totti ha risposto all'invito della Raggi in Campidoglio: «Ringrazio la sindaca. Sarò felice di incontrarla, magari per brindare al definitivo via libera dell'impianto».
RISCHIO INONDAZIONI - Ma l'altro ostacolo è rappresentato dell'area indicata dai privati. Tor di Valle è ad alto rischio inondazioni. «Chi ha scelto quell'area che ha bisogno di un immenso investimento pubblico? - ha detto ancora Berdini -. L'ha scelta un privato che blocca la filovia sul Laurentino e adesso ci impone di fare un ponte e una metropolitana che non si può fare... È questa la città che vogliamo?». La risposta è fin troppo facile da intuire.