27/02/2017 16:19
REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Ci siamo: il 6 marzo si vota per la Figc. E' iniziata la volata. I due rivali, Carlo Tavecchio e Andrea Abodi, hanno lavorato anche durante il weekend. Il presidente uscente, Tavecchio, è il favorito: nel suo entourage stimano che possa avere intorno, se non oltre, il 55% dei consensi (due anni e mezzo fa furono il 63%).
E' Abodi che deve recuperare: in una recente intervista (esattamente il 22 febbraio) ha dichiarato di avere dalla sua il 42% dei voti, contro il 44% del suo rivale: non ha calcolato gli arbitri che valgono il due per cento (e non è affatto detto che si astengano come spera Tavecchio). Ora il giornalista-manager, con lunga esperienza nel mondo del calcio e di diritti tv, è ancora più ottimista: "Siamo più che alla pari ormai, io non voglio una battaglia all'ultimo sangue. Non mi piacciono i ricatti e nemmeno le invasioni di campo. Voglio vincere a modo mio e credo di poter vincere". Parole pacate. C'è stato uno scontro sulla riforma dei campionati: non tanto con Abodi, quanto con il primo alleato di Abodi, Gravina, che ha paragonato Tavecchio a "Cettolaqualunque". Sino a poco tempo fa il presidente uscente si augurava una A a 18, una B a 18 e due gironi di Lega Pro a 18. Più che un augurio forse era un sogno visto che nel suo programma è stato più pragmatico. Sa benissimo che la A non scenderà mai a 18, almeno nei prossimi quattro anni, quindi ha proposto due sole retrocessioni, in modo da recuperare un po' di soldi (una trentina di milioni) da dare a Serie B e Lega Pro. Ipotesi, questa, che non piace affatto ad Abodi e Gravina, che contestano pure i calcoli.
Il 2 marzo, richiesti dai cadetti, i due rivali saranno "interrogati" al Coni: nessun confronto, parleranno una alla volta (prima Tavecchio che ha rifiutato il testa a testa col rivale). Il loro programma, per chi fosse interessato, si trova sul sito della Figc: ci sono ottime cose, da ambo le parti, e Tavecchio in questi due anni e mezzo ha fatto molto, anche in campo internazionale. Ma più che i programmi, a volte utopistici, contano le alleanze, anche dell'ultimissima ora. La notte prima delle elezioni a volte ha ribaltato i pronostici (e ne sa qualcosa Lello Pagnozzi...). Il Tav dalla sua ha la potentissima Lega Dilettanti: vale il 34% e il suo nuovo presidente, Cosimo Sibilia, è sicuro che non ci saranno spaccature, anche se Abodi ci proverà. Poi con Tavecchio c'è Ulivieri (10%), visto che molti tecnici sono dilettanti e che Tavecchio gli ha promesso posti di lavoro. Poi una grossa parte della serie A, mentre il presidente uscente è convinto di poter rosiccchiare voti anche in Serie B e Lega Pro, e magari qualcosina pure fra i calciatori. Abodi ha l'appoggio pieno di Gravina (vale il 17%) e dei calciatori (20%), mentre la sua Lega, quella di B, è spaccata.
I guastatori sono all'opera, più che mai. Abodi ha spiegato di non essere affatto sicuro che Andrea Agnelli stia con Tavecchio: di sicuro il n.1 della Juve non si farà tirare per la giacchetta, starà bene abbottonato (non come due anni fa quando scese in campo per Albertini). Ora il presidente bianconero starà silenzioso. E gli altri club di A che faranno? Molti sono con Tavecchio, da Lotito, Preziosi, Galliani e loro alleati di strategie e mercato. Qualcuno starà con il leader cadetto che pensa in una buona "pesca" in serie A. Ma la A, come al solito, è spaccata : il 2 marzo farà la sua seconda assemblea. Possibile un'altra fumata nera. Si sta lavorando ad una nuova governance (che potrebbe riaprire le porte a Veltroni) ma c'è poco tempo e le resistenze sono tante. Possibile che giovedì i presidenti facciano il minimo indispensabile, indicando cioè i due consiglieri federali (con la proroga di Lotito e Pozzo jr). Poi i giochi rimarrebbero aperti oltre le elezioni Figc, e chissà sino a quando: c'è un fronte che sta lavorando per la conferma di Maurizio Beretta, ma il suo nome, almeno per il momento, non raccoglie grandi consensi. Anche se il tempo, e la tattica di logoramento, gioca a suo favore. Il prossimo presidente federale, sia Tavecchio o Abodi, potrebbe mandare una letterina di sollecito alla Lega per intimarle di rinnovare il più presto possibile i suoi organici, cosa che tutti gli altri hanno già fatto da tempo. Ma chi avrebbe il coraggio di commissariare la (considetta) Confindustria del calcio? Solo Giovanni Malagò avrebbe il coraggio e pure la voglia di farlo: ma non può, pur sapendo che chiunque sia il prossimo presidente della Figc poco potrà fare se la Lega di A, che incassa i soldi dei diritti tv, si metterà di traverso come troppe volte ha fatto.