15/02/2017 14:04
IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Un taglio minimal delle cubature, intorno al 20-25%, una mano di verde attraverso alcune certificazioni ecologiche e qualche albero in più, nessun taglio alle infrastrutture promesse all'ex sindaco Marino. È attorno a questi tre capisaldi che il Comune è pronto a stringere la mano ai privati e a dare il via libera alla controversa operazione Tor di Valle. Con l'«Ecomostro» dei grattacieli che calerebbe di qualche piano ma rimarrebbe sostanzialmente intatto. A sbloccare la partita-stadio è stato il vertice di ieri pomeriggio in Campidoglio, dove il vicesindaco Luca Bergamo ha incontrato il dg della Roma Mauro Baldissoni e il costruttore Luca Parnasi. Alla riunione hanno partecipato anche il presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito e il capogruppo Cinquestelle Paolo Ferrara. Mentre si è tenuto alla larga da Palazzo Senatorio l'ormai ex assessore all'Urbanistica, Paolo Berdini, che in serata ha comunicato le sue «dimissioni irrevocabili» proprio in dissenso dal progetto del nuovo stadio della Roma.
Nella blindatissima riunione nella Sala delle Bandiere, con le tapparelle rigorosamente abbassate, i privati hanno proiettato le loro slide. Illustrando ai rappresentati dell'amministrazione M5S la leggera sforbiciata alle cubature (appena un quarto del milione di metri cubi previsti inizialmente) e una nuova ridefinizione degli spazi interni al business park con più verde e l'eliminazione di alcuni corpi bassi nel cosiddetto convivium. Le nuove planimetrie, gli schizzi di come cambierà il business park e alcuni rendering riadattati hanno convinto il Campidoglio a dare un via libera di massima. Anche se la linea, al momento, è quella della «massima riservatezza», almeno per un'altra settimana, quando i tavoli tecnici avranno limato i dettagli.
L'INTESA Ma l'accordo «politico», nei fatti, c'è. E così dopo avere votato contro all'«interesse pubblico» di Tor di Valle nel 2014 e avere sbandierato il «no alla speculazione» durante tutta la campagna elettorale, ora il M5S è pronto ad avallare un progetto definito da tutte le principali organizzazioni ambientaliste come una «colossale speculazione edilizia» e stroncato anche dall'Istituto nazionale di Urbanistica. Il vicesindaco Bergamo ieri ha sostenuto che, durante l'incontro con i privati, «abbiamo visto una revisione del progetto che ha dei caratteri fortemente innovativi». Per il parere definitivo del Campidoglio, però, bisognerà aspettare ancora: «Faremo una valutazione di questa novità e ci siamo dati appuntamento per un ulteriore passaggio alla settimana prossima», ha concluso Bergamo. Poi i Cinquestelle dovrebbero portare prima in giunta e poi in Assemblea capitolina la delibera di variante urbanistica. Nel frattempo i privati dovrebbero chiedere alla conferenza dei servizi un secondo time out, una proroga di alcune settimane per modificare gli elaborati definitivi.
Contro il progetto Tor di Valle intanto si sono schierati ieri oltre trenta urbanisti. Compreso Carlo Cellamare, a cui era stato proposto dalla giunta Raggi di subentrare proprio a Berdini. Nell'appello firmato da Anna Marson, Enzo Scandurra, Edoardo Salzano e Pier Luigi Cervellati, solo per citare alcuni nomi, si legge che «lo stadio se visto dal punto di vista della tradizione romana panem et circenses, potrebbe essere considerato opera di pubblico interesse. Ma l'interpretazione del pubblico interesse vede il pubblico affidato agli interessi finanziari dei proprietari fondiari e del costruttore, pronti a mettere in campo tutte le relazioni e i poteri di cui dispongono per assicurarsi la legittimazione pubblica dei loro profitti». Anche Italia Nostra è sulle barricate: «La sindaca Raggi si rimangia l'esposto in Procura, presentato quando era all'opposizione proprio contro il progetto Tor di Valle». Protesta anche l'opposizione. Per Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia «la decisione finale non è di sindaci e assessori, ma dei tecnici che ne rispondono sul piano civile e penale».