02/03/2017 14:10
LA REPUBBLICA (G. MURA) - La Lazio indovina quasi tutto, la Roma quasi nulla. Già così, telegraficamente, si potrebbe spiegare un risultato sorprendente in rapporto all’avvio del derby, ma assolutamente legittimo. Oltre alla qualità del gioco, più essenziale, lucido e veloce, alla Lazio va riconosciuto un merito: nei primi 20’ ha accettato la sua inferiorità, facendo mucchio davanti a Strakosha, ma un mucchio non disordinato, anzi sempre pronto a innescare il contropiede. In quei 20’ la Roma si culla nei sogni di grandezza, anche se Nainggolan non è quello di San Siro. Inzaghi gli ha riservato un trattamento speciale, la gabbia come si usa per Messi. Per uscirne, il belga deve spostarsi sulla sinistra, rinunciando in pratica al tiro (solo uno, molle) e all’inserimento centrale.
Dopo aver seguito una delle regole più antiche del calcio (quando piove, coprirsi), la Lazio si concede qualche puntatina d’assaggio oltre la metà campo e ha la gentilezza di suonare tre volte, prima di colpire. Alisson al 21’ devia una capocciata di Milinkovic-Savic (che secondo me è meglio di Pogba) e un tiro di Immobile, poi osserva un tiro a giro di Immobile, alto. A questo punto entra in scena Anderson, fin lì spettatore non pagante. Irrestistibile spunto e dal fondo tocco per M-S, che anticipa Strootman (appesantito) e brucia Alisson (innocente).
La Lazio sa gestire il vantaggio. In difesa concede un palo esterno a Salah e qualche pallone sporco a Dzeko. Anche Inzaghi indovina tutto, o quasi. Vedi cambio: Keita per Andersson, azione in fotocopia, tocco dal fondo per Immobile: 2-0. Nella circostanza, e non solo, disastroso Manolas. Aggiungiamo la pessima serata di Emerson e Paredes, le difficoltà di Peres spesso saltato da un ispiratissimo Lukaku.
Spalletti non ricava molto dai cambi: una palla-gol sciupata per eccessiva ricerca estetica da El Shaarawy. C’è da dire che in questo periodo la Roma gioca a intervalli ravvicinati partite impegnative, di quelle che richiedono un po’ di turn over ma non troppo. Ed è l’unica attenuante per una sconfitta piuttosto pesante, non si sa quanto ribaltabile al ritorno. Ieri, a parte il portiere e, per come si sono sbattuti, Dzeko e Nainggolan, tutta la squadra non ha risposto. Quello che in teoria avrebbe dovuto fare la Roma con Salah, Perotti, El Shaarawy (dominio sulle fasce e assist dal fondo) l’ha fatto la Lazio con Anderson e Keita. E ha fatto una partita più da formica che da cicala, ma da formica guerriera. Una partita molto all’italiana, una bella partita. Da censurare solo gli ululati dei tifosi contro Rüdiger.