La squadra di Spalletti vittima del suo complesso di superiorità

02/03/2017 15:07

IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Ha sbagliato l'approccio, la Roma. Forse vittima ancora una volta di quel complesso di superiorità che più volte le e costato caro. Perché si sentivano più forti i romanisti, almeno per quanto fatto vedere qualche giorno addietro a San Siro contro e per un percorso di crescita che sembrava fin troppo scontato. Invece per vincere le partite, soprattutto quelle delicate come il derby della Capitale, serve concentrazione, voglia e cattiveria. Alla Roma è mancato tutto questo, non c’è mai stata la scossa in grado di dare la svolta alla serata che invece &Co. hanno subito: soprattutto di testa.

Sottotono l'intera squadra, nessuno ha giocato a lsuo livello: almeno per quanto fatto vedere fin qui. Dall'altra parte una Lazio operaia alla quale e riuscito tutto, ha aspettato la Roma con il più classico dei catenacci e l'ha poi colpita in ripartenza (tanto nel primo tempo, quanto nella ripresa): la serata perfetta per Inzaghi & Co. che escono, nonostante il pronostico tutto contro della vigilia, a testa alta dalla sfida di Coppa Italia. Un torneo maledetto per la Roma quando si parla di stracittadina: 26 maggio docet.

Giusto cosi, perché senza testa e con una difesa tornata ad essere traballante, era impossibile anche solo pensare di vincer questa partita che compromette seriamente il cammino dei giallorossi. Per la Lazio invece un piede in finale, aspettando gli altri 90 minuti in programma ad aprile, ma con la consapevolezza che questa Roma si può battere (cosa che non succedeva proprio da quel 26 maggio). Inzaghi rimette in pari la sfida tra tecnici: , se li avesse, si strapperebbe i capelli. Per il laziale solo applausi.