12/03/2017 13:56
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Sei anni fa ha comprato la Roma, da quasi cinque fa il presidente a distanza, ma non ha ancora capito come funzionano le cose in questa città «malata» di calcio e frustrata dalle vittorie che non arrivano mai. James Pallotta ci è ricascato, ha fatto un «buco» e messo una toppa troppo tardi, gettando altra benzina sul fuoco che si è rialzato sopra una squadra e un allenatore capaci di mettere in discussione in 9 giorni tutto quello che di buono avevano costruito in 7 mesi. Pallotta arriva domani a Londra, dove festeggerà 59 anni, e giovedì sarà nella Capitale. Ma non ce l’ha fatta ad aspettare ed è intervenuto alla radio americana Sirius XM FC, su invito del suo amico Charlie Stillitano che, oltre a organizzare amichevoli negli States, conduce un programma. L’intento del presidente romanista era in realtà quello di annunciare il ritorno di Dzeko & Co. nella prestigiosa International Champions Cup che si disputerà da fine luglio sulla costa dell’est,ma è venuto fuori ben altro. Con accuse a Spalletti e all’ex direttore sportivo Sabatini. E la citazione come suo interlocutore «privilegiato» di Franco Baldini, tornato ad aiutarlo nelle vesti di consulente, ma rimasto alla larga da Trigoria. «Sono frustrato – dice Pallotta commentando il ko di Lione – perché abbiamo giocato bene, poi è finita la benzina. Strootman non riusciva a tornare in difesa, Fazio nelle ultime tre partite ha avuto un momento difficile. Credo che alcuni come lui siano stanchi per i troppi minuti giocati, questo è dovuto sia agli infortuni, sia ai nostri errori nel mercato estivo. Abbiamo ceduto in prestito giovani che ci avrebbero fatto comodo per dare riposo ai titolari. Invece se li stanno godendo altre squadre: questa cosa cambierà in futuro».
Quali sarebbero i giovani sacrificati, però, non è chiaro. Ponce e Sanabria a corto di gol e presenze in Spagna? Sadiq desaparecido a Bologna? O Ricci che fa panchina nel Sassuolo? Forse Pallotta si riferisce a Lorenzo Pellegrini, ma la Roma lo ha ceduto al Sassuolo (non prestato) e dovrà sborsare 11 milioni la prossima estate per riprenderselo. Poi il presidente tira in ballo l’allenatore e Baldini: «Prima della partita col Napoli parlavo con Franco e non avevo buone sensazioni sulla formazione. Abbiamo inserito Salah a 35 minuti dalla fine, quando è entrato abbiamo creato tante occasioni e colpito due pali. Magari poteva giocare prima o dall’inizio. Penso che lo abbia ammesso anche Spalletti dopo la partita». Il tempo di tradurlo lo sfogo presidenziale ha fatto il giro di Roma in un attimo ieri mattina. Scatenando un bel caos dentro e fuori Trigoria. Sabatini era pronto a replicare, Spalletti poteva farlo subito alle 14 nella conferenza stampa già in programma. Ma Pallotta è riuscito a correggere il tiro in tempo utile sulle frequenze della radio ufficiale del club giallorosso. Chiarendo quello che voleva dire e nessuno poteva capire da qui. «Le mie parole vengono estrapolate completamente dal contesto. Credo che Donald Trump se la prenderebbe non poco con qualche giornalista e radio romana. Io non mi per metterei mai di criticare Spalletti – ha precisato – in caso glielo direi di persona. Sono stanco di queste invenzioni». Sarebbe meglio parlare di fraintendimenti o, ancora meglio, di due modi di fare, parlare talmente diversi che non si capiranno mai uno con l’altro. È questo il motivo principale della rottura con Sabatini, uomo agli antipodi rispetto al proprietario americano. «Walter – chiarisce ancora Pallotta – ha svolto un lavoro straordinario e se ci sono degli errori sono stati fatti da un gruppo di lavoro. I meriti siano di gran lunga superiori. È vero, abbiamo dei grandi talenti e a me non piace darli via in prestito. Esprimevo semplicemente questa mia frustrazione».
L’intervento «riparatore» del presidente è bastato a Spalletti per non sbottare. Ma, pur privilegiando il bene della Roma nella sua replica pacata, una replica a Boston l’ha spedita: «Il presidente voleva difendere i giocatori, magari mettendo un po’ in discussione l’operato dell’allenatore. Per me non fa un piega, perché sono il responsabile. Riguardo alla stanchezza dei giocatori, se vado da loro a dire”poverini”, li autorizzo a perdere». Sull’esclusione di Salah il toscano ci tiene a ricordare che «quando lui era in Coppa d’Africa abbiamo vinto tutte le partite». E sui giovani «snobbati» va ancora più deciso: «Se si vuole andare a percorrere quella strada, bisogna smettere di parlare di vittorie. O si costruisce un discorso diverso rendendo partecipe il popolo giallorosso sul percorso che si vuole prendere, o si comincia dal primo giorno con l’ossessione peri trofei.Noi vorremmo ancora provare a vincere». Al rinnovo di contratto non ci pensa proprio. Anzi, più passa il tempo e più aumenta la sensazione di un addio già deciso di Spalletti «Resto coerente: se vinco rimango, altrimenti vado via». A Torino qualcuno parla di un accordo già raggiunto con la Juve. «Non ho firmato nessun pre-contratto» giura Luciano. Ma sarebbe libero di farlo e a quel punto Pallotta dovrebbe cercarsi il sesto allenatore della sua gestione. Uno all’anno di media, decisamente troppi.