16/03/2017 12:37
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - «Pallotta? Lo saluterò in maniera cordiale, non ho cose in particolare da dirgli. Ascolterò lui, non mi sembrano ci siano i presupposti per far venire fuori un casino. È corretto che parli della squadra e del suo allenatore, ma io non ho nulla da dire, solo da ascoltare». A differenza di quello che ci si attende in campo questa sera, alla vigilia della gara con il Lione, Spalletti gioca in contropiede. Dopo l’ultimo weekend, caratterizzato da frasi dette e poi smorzate del presidente, con la replica prima soft e poi ben più diretta nel post-gara col Palermo, Lucio preferisce abbassare i toni. Due le possibili interpretazioni 1) Quello che doveva dire a Pallotta lo ha già fatto e ora attende una risposta 2) La decisione di restare o andare via è già stata presa. Considerando la partita di oggi più il ritorno della semifinale di coppa Italia e volendo far prevalere la prima ipotesi, il tecnico ha già fatto capire cosa serve per la prossima stagione. Adesso aspetta di sapere se la società potrà garantirglielo. È chiaro che oltre alla vittoria in una delle due coppe, molto rischia di passare per la qualificazione diretta alla prossima Champions. Dover scivolare ancora una volta nei playoff, bloccherebbe il mercato come già accaduto la scorsa estate. Condizione che Spalletti, stavolta, difficilmente potrebbe accettare. Anche se il nuovo ds sarà Monchi, che ieri era a Londra, dove si trovavano anche Pallotta e Baldini.
ASPETTANDO JIM È una partita a scacchi. Anche perché, considerando che la Roma ha già proposto il rinnovo al tecnico che però prende tempo, a parlare dovrebbe essere Lucio che invece ieri ha preferito vestire i panni del dipendente. Panni che gli stanno un po’ stretti. Perché il tecnico, sia per meriti acquisiti sul campo che per la personalità, è il primo a sapere di rappresentare molto di più dentro e fuori Trigoria. Tra l’altro può permettersi, avendo già guadagnato in carriera, di non andare alla ricerca dell’ingaggio, preferendo legarsi ad un progetto che lo possa far vincere. Preferibilmente in Italia. La tregua firmata ieri, arriva dopo le stilettate di Palermo nelle quali è racchiuso un po’ tutto il pensiero del tecnico. Oltre all’annosa querelle con i media e la difficoltà quando c’è da analizzare qualcosa che riguarda Totti, Lucio ha scoperto le carte. Svelando inediti nel rapporto col club («Avevamo problemi a fare mercato, sono partiti Digne, Pjanic e Gervinho. Non si è mai parlato di strategie. Il secondo anno di contratto è stato messo lì per dare l’idea che ci sarebbe stato un seguito»); del suo rinnovo («Le cose cambiano velocemente, quindi gli ho fatto un favore a non rinnovare»); e della tifoseria («Non ho mai capito perché i nostri tifosi si siano messi a sfidare chi ha creato loro difficoltà. Così hanno complicato la vita anche a noi»). Ora la palla passa a Pallotta, atteso oggi a Ciampino alle ore 16. Tocca a lui decidere se rilanciare o meno. Lucio è lì che aspetta.