10/04/2017 14:23
LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - L'inseguimento alla Juve prosegue così, con il tempo che gioca a favore dei bianconeri. È un lento conto alla rovescia che alla fine rischia di logorare proprio chi sta dietro. Ma la Roma comunque il piccolo tesoretto di quei due punti rosicchiati una settimana fa alla Juve l’ha mantenuto, anche se ne restano sempre sei di distacco. Non poco soprattutto per il delicato equilibrio psicologico della Roma di questo momento: poteva pagare anche più caro la botta dell’eliminazione dalla Coppa Italia nel derby e invece... A Bologna se l’è cavata con una bella partita — non eccezionale dato l’avversario ormai in salvo, con Donadoni che fatica a tenerlo in riga — ma che sicuramente mette una toppa sulle ultime lacerazioni psicologiche. Nelle partite dentro o fuori la Roma ha subito dei gran rovesci, ha perso tutte le volate, ma in campionato ha tenuto un bel passo e il girone di ritorno è stato percorso finora a un ritmo altissimo.
La netta vittoria sul Bologna, per merito dei gol di Fazio, Salah e Dzeko, cambia la prospettiva. Anzitutto tiene uno spiraglio aperto sulla lotta scudetto: «Io allo scudetto, fino a quando la matematica ce lo consente — ha commentato Spalletti — ci credo ». L’allenatore sembra un po’ meno intransigente delle ultime settimane, apre timidi spiragli, anche se rimane severo con se stesso e con la Roma. Sia pure scherzando. «Serve un rendimento costante, ma in questo finora abbiamo fatto ridere. Sono state sconfitte dolorose che, portate sulle spalle da allenatore, sono ancora più pesanti. Ma abbiamo reagito nella maniera giusta, da grandi uomini, in questi giorni ci siamo allenati col ghigno, ci siamo lasciati crescere la barba, perfino in maniera un po’ sudicina». Una Roma in versione “brutti, sporchi e cattivi”, insomma.
L’ambiente si sta un po’ svelenendo e perfino Spalletti — ufficialmente sempre deciso ad andarsene se non arrivasse una vittoria, e cioè a questo punto solo uno scudetto poco più che virtuale — lancia qualche segnale distensivo. «Tutto è ancora possibile, dobbiamo giocarci queste 7 partite, non è il momento di parlare del mio futuro». Cioè potrebbe pure restare, forse, chissà.
La Roma ha ricominciato dall’essenziale: attacco e difesa. Il 3-0 di Bologna diventa la 14a partita di campionato senza prendere gol. Per farlo Spalletti ha preferito una difesa con esterni più difensivi, ha preferito rischiare poco persino contro una squadra che non poteva fargli male e che solo in Verdi e Di Francesco (convocato per lo stage di Ventura) aveva delle armi pericolose. I due giovani talenti sono stati gli unici a dare una certa vivacità a un Bologna spuntato e innocuo con Destro & C. La Roma aveva una qualità troppo superiore anche se la partita l’ha sbloccata con Fazio e Salah più Dzeko hanno solo ampliato e rifinito il risultato. L’attaccante bosniaco tiene testa a Belotti ed è arrivato a quota 24, che diventano 34 nella stagione. Non è stato irresistibile, anzi — Spalletti lo ha fatto pure notare — e il suo gol è stato un generoso regalo di Perotti. Insieme a Salah in gol con un bel pallonetto (a fine partita ha dedicato un pensiero ai connazionali egiziani uccisi negli attentati terroristici) in gol con un bel pallonetto, la coppia di attaccanti è arrivata a 49 gol. Con un attacco così a Totti è rimasta la solita breve passerella finale: tutto lo stadio — compresi gli ultrà bolognesi — lo ha omaggiato con una emozionante standing ovation. È stato quasi come aver fatto gol.