02/04/2017 14:49
IL MESSAGGERO (G. LENGUA) - Intorno alle 18.30 di ieri, Roberto Mancini percorre a passo svelto via Maria Cristina per immettersi in via Principessa Clotilde, dove al civico 7 ha sede lo studio Tonucci, quartier generale della squadra di Pallotta. Look casual chic: giacca blu navy, cardigan grigio, maglietta bianca e jeans scuro. Con il suo stile british e un sorriso smagliante, il Mancio entra nel palazzo per uscirne un’ora e dieci minuti più tardi. Fuori il consueto viavai di turisti e di romani che si godono il sabato pomeriggio in centro, ma la passeggiata di Roberto passa quasi inosservata alle decine di auto che percorrono quelle vie, magari per raggiungere lo stadio Olimpico dove due ore più tardi la Roma affronterà l’Empoli. Poco prima dell’imbrunire il portone si riapre e dall’ombra si materializza nuovamente la sagoma dell’ex tecnico dell’Inter, che con fare frettoloso si avvia in senso contrario sullo stesso percorso fatto all’arrivo.
QUESTIONE DI TESTA – La versione dell’allenatore è che nello stesso palazzo c’è anche il suo parrucchiere (Gerardo Russillo Lab) che è tornato a frequentare da quando si è trasferito nuovamente nella Capitale (abita in quel quartiere, zona piazzale Flaminio). Il futuro della panchina della Roma, però, è più che mai incerto: Luciano Spalletti continua a dichiarare che la condizione sospensiva che pende sulla sua firma al rinnovo è costituita dalla vittoria di almeno un trofeo in questa stagione. È evidente che la società non può restare appesa e attendere l’avverarsi di questa condizione per avere un quadro chiaro sul futuro. Anche rimontando nel derby di ritorno di martedì, la Roma staccherebbe eventualmente il biglietto per la finale di Coppa Italia senza alcuna certezza di aggiudicarsela, altrettanto può dirsi per la corsa scudetto dove un’improbabile vittoria al fotofinish sulla Juventus, potrebbe arrivare solo nelle ultime giornate.
RINNOVO E PALMARES – I dirigenti sono coscienti di questo scenario e non possono restare a guardare in attesa degli eventi: «Spalletti resta solo se vince? Allora che vinca un trofeo – ha tagliato corto il dg Mauro Baldissoni ai microfoni di Mediaset Premium nel pre partita – Noi abbiamo il dovere di essere ambiziosi». Se l’ambizione è un dovere per il club di Pallotta, è sicuramente una qualità che non manca a Roberto Mancini che potrebbe aver preso parte a una conference call con Londra o con un altro dei “centri di pensiero” della società, magari in compagnia di Franco Baldini suo vecchio compagno di squadra al Bologna nella stagione 1981/82. L’ex allenatore dell’Inter ha personalità e prestigio internazionale, ha sollevato trofei in Italia, Inghilterra e persino nella breve parentesi turca; attualmente è libero e voglioso di rimettersi in gioco in una piazza affascinante come Roma. Sul suo curriculum di candidato alla panchina giallorossa pesano gli anni trascorsi nella Lazio come giocatore e allenatore (curioso che il suo avvistamento al palazzo dello studio Tonucci sia avvenuto a una manciata di ore da un derby molto significativo), ma la sua capacità di attrarre calciatori importanti potrebbe spingere la Roma a soprassedere su questo aspetto.