05/04/2017 16:03
LA STAMPA (G. BUCCHERI) - II 7 marzo scorso il procuratore della Federcalcio, Giuseppe Pecoraro, chiese che la sua audizione davanti alla Commissione Antimafia venisse coperta da segreto. E ora quel segreto è al centro di una partita arrivata, oggi, ai calci di rigore. Pecoraro ha deferito il presidente della Juve, Andrea Agnelli (e altri tre dirigenti o ex), per aver violato l'articolo del codice di giustizia sportiva che vieta di intrattenere certi rapporti con i tifosi. E lo stesso pm del pallone, nel suo atto d'accusa sportivo, racconta come gli imputati avessero collaborato con esponenti legati alla criminalità: nell'audizione di un mese fa, Pecoraro avrebbe giocato in contropiede arricchendo la sua ricostruzione sui legami Juve-ultrà parlando di un'intercettazione (e altri particolari) che renderebbe più delicata la posizione di Agnelli, ma che negli atti processuali nessuno trova.
II punto decisivo Dov'è quel colloquio che darebbe una luce diversa al deferimento sportivo? E la domanda che oggi i membri della Commissione faranno a Pecoraro quando il procuratore della Figc entrerà per la seconda volta in aula: la sua convocazione-bis nasce proprio dalla volontà dell'Antimafia di chiarire alcuni passaggi ancora coperti da segreto. Proprio la desecretazione dell'audizione di Pecoraro è il punto decisivo: lo chiedono la Juventus e i commissari, lo chiederà anche l'ufficio di presidenza dell'Antimafia al procuratore federale. Ma lui accetterà o no? L'ultima parola spetta proprio a chi la secretazione la chiese: confermarla aumenterebbe gli interrogativi. Aver violato l'articolo 12 del codice di giustizia sportiva è una colpa ammessa, ma per la Juve parlare di altro è inaccettabile: da questa sera le idee saranno più chiare. «La nostra indagine è sul fenomeno nel suo complesso - ricorda la presidente Rosy Bindi -, non sulle singole posizioni. E i membri della Commissione svolgano il proprio compito con disciplina e onore...». Ogni riferimento ad atteggiamenti da bar sport è voluto.