05/05/2017 13:08
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Milan-Roma è iniziata in anticipo. Perché se in classifica il divario tra le due squadre è di 15 punti a favore dei giallorossi, sul mercato sembra essersi improvvisamente assottigliato. Ne è dimostrazione l'affaire-Kessie. A Trigoria, forti dell'accordo con l'Atalanta di 25 milioni più bonus (raggiunto a metà gennaio ma non ratificato per la sessione invernale visto il no di Gasperini, contrario ad una nuova partenza dopo quella di Gagliardini) hanno ritenuto che l'intesa con il calciatore fosse una conseguenza. Ma non avevano fatto i conti con l'agente del ragazzo, George Atangana che ha sempre tenuto il piede in due staffe, sapendo di non rischiare nulla per il suo assistito. Da un lato, infatti, aveva la Roma e intanto dall'altro cercava qualcuno che fosse disposto ad offrire di più rispetto al milione e duecentomila euro (che con i premi sale intorno a 1,6-1,7) messo sul piatto dai giallorossi.
VERTICE CON PERCASSI Per settimane sembrava che nessuno fosse disposto a pareggiare l'offerta romanista. Lo scenario è radicalmente cambiato con il closing del Milan. Pronti, via la prima mossa del nuovo ds Mirabelli è stata quella di garantire a Kessie e ad Atangana la bellezza di due milioni netti a stagione. Non pochi per un ragazzo che, reduce dai suoi primi 8 mesi in serie A, attualmente guadagna poco più di 100mila euro. Poi si è seduto al tavolo con l'Atalanta, promettendo di poter anche superare l'offerta giallorossa, arrivando a 30 milioni cash. È chiaro che un affondo così deciso ha sparigliato le carte. E il fatto che ieri Atangana non fosse presente al rendez-vous andato in scena tra la società di Percassi e la Roma allo studio Tonucci, la dice lunga sulla volontà dell'ivoriano. Massara e Monchi hanno chiesto a Percassi Jr. il rispetto degli accordi anche perché da Trigoria, in serata, è trapelato come «al calciatore sia stato garantito quanto chiedeva il suo agente». L'ok di massima ricevuto dall'Atalanta in questo momento vale poco. Il problema infatti è convincere Kessie e Atangana. Tocca a loro due decidere. A certificare che la situazione non sia ancora chiara sono arrivate le parole dell'ad giallorosso Umberto Gandini a Mediaset Premium. «A noi il ragazzo interessa. In questi casi, però, occorre un accordo fra tre parti».
COME MOMO L'offensiva milanista non finisce qui. Perché nelle idee di Mirabelli c'è quella di regalare a Montella una nuova mediana con Kessie e Pellegrini nel ruolo dei due intermedi. Anche in questo caso la Roma non può dormire sonni tranquilli. Perché se è vero che a Trigoria godono di un diritto di riacquisto sul calciatore per 10 milioni, è anche vero che senza la firma del ragazzo il gentleman agreement col Sassuolo non vale nulla. Un po' quello che accadde, sebbene la formula fosse un po' diversa, tra Fiorentina e Chelsea per Salah, inserito dai Blues nell'acquisto di Cuadrado. Anche i viola vantavano una prelazione sull'acquisizione dell'egiziano che però è divenuta carta straccia senza l'assenso del giocatore. Diverso invece il caso di Morata, quando Juventus e Real Madrid pattuirono il diritto de recompra: nell'atto originario (che tra l'altro in Spagna ha una valenza giuridica) la firma del calciatore era già presente. Tornando a Pellegrini, il ragazzo sarebbe felice di tornare nella capitale. Ma è chiaro, e non gliene si può fare certamente una colpa, che in un momento così importante della sua carriera non può rimanere insensibile al fascino del club rossonero (e non solo: alla finestra anche la Juventus), pronto ad investire milioni con la nuova proprietà cinese. A differenza di Kessie, i soldi nel suo caso scivolano in secondo piano. Quello che conta per Lorenzo, che ancora non ha deciso il suo futuro, è il progetto tecnico che gli sarà cucito addosso. Dopo una stagione da assoluto protagonista al Sassuolo, non può e non vuole fermarsi. Capitolo allenatore: dalla Spagna come successore di Spalletti, oltre a Marcelino, rilanciano anche il nome di Valverde, in corsa però per la panchina del Barcellona.