16/05/2017 02:48
REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Quando il direttore generale della Roma Gandini sostiene che in questa stagione la Roma “ha sbagliato solo una settimana“, fa una sintesi fortemente aderente al vero. I ko costati l’eliminazione dalla Coppa Italia contro la Lazio e dall’Europa League contro il Lione, oltre alla sconfitta contro il Napoli in campionato che lascia ancora aperto il discorso secondo posto, sono arrivati uno in fila all’altro concentrati in 9 giorni. Ma l’alto livello di questa stagione lo testimoniano i numeri: a questo punto del campionato, la Roma non era così vicina al primo posto addirittura da 7 anni: stagione 2010, Inter 76 punti, Roma 74. E gli 81 punti dopo 36 giornate valevano il primo posto in classifica in 5 degli ultimi 10 campionati.
SPALLETTI MEGLIO DI CAPELLO E LIEDHOLM – Numeri che fanno di Spalletti il miglior tecnico della storia della Roma, se non per risultati almeno a livello statistico: 419 punti, più di chiunque altro prima di lui (ma era primo in questa speciale classifica già alla fine della stagione scorsa). Adesso, con la vittoria sulla Juve, ha raggiunto la media esatta di 1,99 punti a partita, superando colossi come Capello e Liedholm. Pure Rudi Garcia, che finora era in cima alla graduatoria. E da qui alla fine, potrebbe pure battere un altro record: quello del maggior numero di punti in un singolo campionato, gli 85 del tecnico francese nel 2013-’14: basterà superare Chievo e Genoa. Insomma, cifre da far paura. Per questo, forse, il club non si è ancora arreso all’idea di perderlo a fine stagione. In questo momento delicatissimo, la Roma non ha ancora trovato alternative convincenti (“Ma abbiamo pronte delle alternative“, giurano in coro Gandini e il ds Monchi) anche se consapevole dell’orientamento del tecnico a andar via avrebbe già avviato più di un sondaggio esplorativo con Di Francesco. E con Montella. Ma pure Spalletti non s’è ancora legato a un altro club, nonostante l’interesse dell’Inter, che però è al lavoro su una lista di nomi più ampia. E quindi, ogni possibilità resta ancora aperta.
TOTTI CUPO – Aperto è anche il futuro di Totti. Il volto cupo con cui è fuggito negli spogliatoi al fischio finale di Banti, mentre la squadra festeggiava la vittoria sulla Juve a cui Francesco aveva contribuito giocando appena 2 minuti senza toccar palla, è indice del suo stato d’animo. In questo senso, anche immaginare che quella del 28 contro il Genoa sia davvero una giornata di festa è complicato. La società sta già organizzando con i suoi fedelissimi una coreografia sugli spalti con fuochi d’artificio, ma Francesco non ci pensa, nonostante manchi pochissimo. Non ha deciso cosa farà, non riesce a immaginarsi senza calcio e nemmeno vuole farlo. Con Monchi parla spesso, ma dire che sia convinto di vestirsi da dirigente è un azzardo. Lui vorrebbe ancora giocare, a frenarlo l’idea che dovrebbe farlo altrove. Una prospettiva che certo non ha mai preso in considerazione. Farlo adesso, a 40 anni, farebbe troppo effetto a tutti. Pure a Francesco.