Spalletti, ultimi veleni su Totti

28/05/2017 15:26

IL TEMPO (A. SERAFINI) - Penultimi fuochi griffati nella sala stampa di Trigoria. Non gli ultimi, perché poi «ci si rivedrà lunedì o martedì in conferenza, magari con la società, per dire le cose insieme», annuncia, sorprendendo un po’ tutti, il tecnico di Certaldo. «Altrimenti finisce che io dico una cosa, loro un’altra e via così. Parleremo insieme di quello che sarà all’ordine del giorno».

L’appuntamento con l’atto d’addio, visto che oggi parlerà solo (e poco) di Roma-, è rimandato ai prossimi giorni. Ma anche la penultima apparizione pubblica a Trigoria davanti a microfoni e taccuini di , dopo diciotto mesi vissuti intensamente e pericolosamente, non è stata all’insegna della diplomazia. A partire dalle risposte sulle immancabili domande sull’ultima in maglia giallorossa di . «Giocherà un bel pezzo di partita – assicura quello più importante per me. A Francesco non si può che volere bene, aver avuto è stato un dono. Sono stato fortunato ad allenarlo perché ho avuto la possibilità di apprezzarlo non solo durante le partite, ma di ammirare la qualità delle sue giocate e di accorgermi in ritardo delle sue intuizioni geniali di anticipazione, di giocata e di lettura. Sono stato un allenatore fortunatissimo, anche perché l’ho visto segnare tante volte. Il ricordo più bello? La qualità del giocatore e la personalità quando entra in campo, perché lì ha sempre fatto vedere che comandava lui per il suo carattere e la sua forza».

Dopo gli zuccherosi attestati di stima, c’è spazio anche per un po’ di pepe in coda. «Di lui – sostiene il tecnico toscano – mi ha dato fastidio che non ho condiviso alcune sue prese di posizione, una cosa di cui tutti siamo stati un po’ colpevoli. Abbiamo creato questo grandissimo calciatore che può ricoprire qualsiasi cosa, proprio perché è . Essere leader, però, significa dare qualcosa di sé agli altri, lui lo ha fatto spesso, ma è stato anche messo davanti agli altri, spesso annullando le loro qualità, e non sempre questo messaggio è arrivato. È la Roma che deve vincere, non accontentarsi se ha vinto , che di successi ne ha portati a casa tantissimi. Francesco da solo non basta, se la Roma non ha vinto niente significa che dentro c’è anche lui, nonostante i suoi numeri. Ad esempio, in una stagione, sbagliò sei rigori di fila e i giornali scrivevano che avrebbe continuato a tirar- li Francesco. Se io, da allenatore, dicevo agli altri giocatori di prepararsi sui tiri dal dischetto, loro rispondevano di no perché tanto c’era . Magari se quei rigori fossero stati segnati avremmo avuto qualche punto in più alla fine».

Ogni riferimento alla stagione 2006/2007 non è affatto casuale: il capitano fece cilecca dal dischetto cinque volte – non consecutive – in campionato, una in e un’altra in Coppa Italia, ma vinse la Scarpa d’Oro con 32 centri stagionali; la Roma chiuse seconda in classifica a – 22 dall’, conquistò la Coppa Italia e uscì ai quarti di finale di con il Manchester United. Silenzi strategici sull’ e sul futuro, tante parole sul e sulla stagione della Roma. «Penso solo alla partita. Che festa sarebbe senza i tre punti? Se non vinciamo la festa ce la fanno gli altri, come il . Questa squadra ha perso qualche gara ma non ha mai tradito. Battendo il , vogliamo mettere tutto a posto e prenderci quello che abbiamo costruito in un anno e mezzo, anche se non abbiamo vinto titoli. Colpa mia, ma questa Roma è sempre stata capace di ripartire da zero». Così parlò, per la penultima volta a Trigoria, .