26/05/2017 15:00
IL TEMPO (E. MENGHI) - Le prime lacrime sono cadute sulle tastiere di computer e smartphone di quel milione e mezzo di romanisti che seguono Totti sulla sua pagina Facebook e ieri all’ora di pranzo si sono ritrovati davanti la verità sotto forma di post. Gli sarà andato il boccone di traverso, perché nessuno si aspettava un addio «social» del capitano, che è un internauta principiante, un «vecchietto» nell’approccio al network. Invece eccolo lì, l’annuncio tanto temuto: poche righe, enigmatiche, accompagnate dalla foto di Francesco che guarda il campo di calcio, il suo grande amore. Domenica lo calpesterà per l’ultima volta, almeno con la maglia giallorossa, e oltre 60mila persone hanno già il biglietto in tasca per partecipare all’evento dell’anno, anzi di 25 anni. Tanto lunga è stata la carriera del numero 10 nella capitale. «Io domenica mi sposo, ma verrò subito dopo aver messo la fede al dito: non posso mancare», è il commento di un futuro marito che è disposto a lasciar perdere i convenevoli del matrimonio pur di presentarsi allo stadio. L’altare di ogni tifoso. «Uno della famiglia cambia casa, la sensazione è questa campione», scrive una parente di fede. «È arrivato quel momento in cui non si può più dire “finché non dirà qualcosa lui non ci credo”. Ci mancherai» è la presa di coscienza di chi si nascondeva dietro l’illusione che Totti potesse smentire tutti e riservare una bella sorpresa alla fine, magari rovinando la festa organizzata dopo Roma-Genoa.
Il sogno è svanito intorno alle 13 di ieri, i «grazie» lasciati sotto il post contaminano la pagina Facebook, e non sono solo i romanisti a dirglielo. Milanisti, interisti, napoletani, juventini e persino laziali, tutti per un giorno hanno messo da parte la logica dell’avversario per unirsi al coro dei debitori. Di giocate di classe, tacchi e cucchiai, gol e talento. Francesco fa innamorare del calcio in maniera universale. «Le sfide contro la Roma non avranno lo stesso sapore», giurano i tifosi degli «altri». I suoi, invece, sono andati a rispolverare i video delle reti più belle e in molti hanno creato appositamente per lui disegni, foto, fumetti, collage di ogni genere. I social sono diventati un libro aperto con dentro tutta la vita calcistica del capitano, sfogliato in diverse lingue perché tutto il mondo ha cinguettato con l’hashtag #Totti, trend di giornata. Al di là del riconoscimento, però, c’è un indovinello da risolvere che tiene in sospeso la città, perché tra le righe del messaggio di Totti la parola «smettere» compare solo una volta, anticipata da un «non» e riferita alla sua passione per il calcio. Qual è la nuova sfida a cui si riferisce? Asciugate le lacrime, i tifosi si sono chiesti se si accontenterà di vestire giacca e cravatta a Trigoria e ora dopo ora, lettura dopo rilettura, è sorto un grande dubbio: «Non possiamo vederti con un’altra maglia, non sarebbe la tua. Fa male al cuore». A qualcuno scappa comunque un «buona fortuna», con la speranza che il lavoro dietro una scrivania sia la soluzione al rebus. A fugare le interpretazioni ci penserà il tempo, quando Totti sarà pronto farà un altro annuncio e scioglierà tutte le riserve sul futuro che riguarda lui, ma anche tifosi, amici, ex compagni di squadra, avversari, bandiere come lui.
Come Paolo Maldini, storico capitano del Milan: «Francesco si faceva fare parecchi falli, ma usava molto il corpo, era ed è forte fisicamente. Devo dire che qualche volta mi ha fatto arrabbiare». Il difensore del Genoa Nicolas Burdisso ha condiviso con lui lo spogliatoio per 5 anni: «Gli faccio i complimenti per la carriera e gli auguri per il futuro. Abbiamo lottato per campionati e coppe, insieme con la stessa mentalità». Poi il noto conduttore televisivo Maurizio Costanzo: «È il Garibaldi del calcio, ma Spalletti non se n’è accorto. Io non ce lo vedo Totti a Pechino, poi tutto può essere». Anche Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina, è intervenuto: «Sarò allo stadio con la sindaca Raggi. Merita il tributo del Campidoglio». Una standing ovation virtuale aspettando quella reale, domenica all’Olimpico: applausi e lacrime per Totti, fischi probabili per Spalletti, l’allenatore che aveva paura di essere «quello che fa smettere il capitano» e ci aveva, in effetti, visto lungo.