18/06/2017 14:32
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - In principio furono le ranocchie di Sensi allorché il presidente dello scudetto minacciava il Coni di Petrucci per il canone alto dell’Olimpico: «Se non ci giochiamo noi che ci fanno? Lo allagano e ci mettono le ranocchie…». A tre lustri di distanza cambia la Roma e la proprietà ma le ranocchie restano di attualità. Queste però sono 2.0 e pretendono l’impatto zero. O meglio è quello che pretende l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (gli stessi che nel 2011 iniziarono uno studio sugli animali extraterrestri al grido di: se ci sono gli alieni forse avranno degli animali) pronti al ricorso qualora, nella costruzione del nuovo stadio, non venisse tutelate le rane. O meglio, quella che un tempo a Roma era la marana. Il pensiero vola al film di Alberto ne che indicando la strada al turista americano gli spiegava come evitare il famigerato “burone da’ maranella“: «Occhio america’ nun anna’ a destra che c’ e er burone da’ maranella». Salvo poi urlarli: «All right america’, all right». A Pallotta mancavano solo le rane.