07/06/2017 14:59
IL TEMPO (A. SERAFINI) - La voglia di non escludere alcuna opportunità legata al futuro lancia Francesco Totti verso la possibilità di valutare un mondo ancora sconosciuto, dettato più dagli zeri garantiti sull'ingaggio che dall'opportunità di vivere un'altra stagione da protagonista in un campionato competitivo. Una strada che prima di lui hanno percorso molti campioni del recente passato, attirati dalle ricche proposte pronte a sbucare da ogni angolo del globo. Un bivio che, con anni di ritardo rispetto a tanti amici e colleghi del mondo del calcio, può ora presentarsi di fronte alle intenzioni dell'intramontabile capitano giallorosso.
I primi contratti milionari firmati dalle stelle del passato arrivate ad un passo dal ritiro si sono concentrati principalmente negli Stati Uniti (e successivamente in Canada), dove la politica di rilancio adottato dalla Major League ha registrato l'arrivo oltreoceano di numerose stelle: dal mediatico arrivo a Los Angeles di Beckham, fino a Kaka, Henry, Gerrard, Lampard e Pirlo. Nonostante l'introduzione negli ultimi anni del salary cap, molti italiani hanno comunque scelto di concludere la propria carriera in America, come Corradi e Di Vaio, grande amico di capitan Totti. Stesso discorso che ha riguardato Nesta, falcidiato dai numerosi problemi fisici registrati al termine della carriera. L'amico-rivale conosciuto sul campo ai tempi delle giovanili ha deciso poi di proseguire l'esperienza negli States sedendosi in panchina, passando da Montreal all'attuale occupazione a Miami, probabilmente tra le mete più affascinanti rispetto al resto del panorama internazionale.
La globalizzazione calcistica lascia però aperte numerose possibility, sicuramente più interessanti a livello economico, ma meno attraenti dal punto di vista ambientale e della competitività. Del Piero scelse prima l'Australia e poi l'India, meta di arrivo anche di Trezeguet. Campionati pronti a garantire accordi contrattuali da capogiro, ma ormai superati di fronte allo strapotere finanziario del mondo cinese, probabilmente l'unica vera nuova frontiera del calcio moderno. Cartellini strapagati oltre ogni logica di mercato e ricchi ingaggi destinati ai giocatori che possiedono l'appeal in grado di riempire tutti gli stadi del Paese. I campioni del mondo Lippi e Cannavaro si sono sistemati in panchina, Gervinho, Oscar, Jackson Martinez, Hulk, Witsel, Lavezzi hanno seguito il corso dei primi accordi milionari di giocatori a fine carriera come Carlos Tevez. Poi ci sono gli Emirati Arabi, un quadrante dominato dai petroldollari che, per rimanere in ottica romanista, hanno convinto in un batter d’occhio Mirko Vucinic, dal 2014 attaccante dell'Al Jazira di Abu Dhabi. Il Medio Oriente però sembra rimanere ancora in secondo piano (anche sotto il punto di vista degli investimenti) tralasciando l'unica eccezione del Qatar, deciso nel proseguire la campagna mediatica di avvicinamento ai prossimi Mondiali che si svolgeranno sotto i riflettori di Doha nel prossimo 2022.
In Europa soltanto la Turchia ha mostrato la voglia di continuare ad investire cifre milionarie per provare a raggiungere la competitivita di Premier League, Liga e Bundesliga. Non caso il presidente dell'Antalyaspor ha già dichiarato di essere pronto a fare follie pur di arrivare a Totti. Un sogno però svanito in fretta.