05/07/2017 13:24
IL MESSAGGERO - Francesco Totti è anche matematica, fisica, filosofia, italiano e latino. Impossibile? No. A dimostrarlo è stato Michele Nervegna, maturando al liceo Gelasio Caetani di Roma, che si è inventato il Capitano come argomento centrale di una tesina:«10 Totti: simbolo, mito e leggenda». Michele si è presentato davanti alla commissione d’esame con un pallone sotto braccio, professori a dir poco sorpresi.
Perché Totti?
«Perché lui va oltre i gol, le presenze, assist e giocate. È entrato nella vita della gente. A mia madre, che non capisce nulla di calcio, quando lo vede giocare brillano gli occhi, perché lui ti aiuta a comprendere il calcio».
Un fenomeno culturale?
«Sì, e non solo per i tifosi della Roma. Ho provato a spiegarlo facendo dei collegamenti con le materie della mia tesina: in Latino ho parlato di come Tacito descrive Calgaco, un nemico sanguinario ma sempre degno di rispetto. Ed è qui che ho collegato Totti, nemico per tutti ma rispettato da chiunque. In italiano, invece, ho portato Pasolini che amava giocare a pallone ed era solito sostenere che “Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”. Pasolini fa il confronto tra il poeta e il calciatore, spiegando che il primo usa i fonemi per comporre le poesie, il secondo i podemi che sono i 21 modi per calciare il pallone. Aggiunge anche che c’è un’unione tra prosa e poesia e qui mi sono permesso di legarci Totti».
Totti è prosa o poesia?
«Entrambe. Prosa per il suo essere capitano, per giocare titolare o per lo stare in panchina; le sue giocate, invece, sono poesia».
I professori come hanno preso la sua scelta?
«Non lo sapeva nessuno, se non la nostra “interna” di filosofia. La prof di scienze mi ha subito ammonito: «Ti sembra normale che un ragazzo che fa la maturità porti un pallone?». Io sapevo che quello che stavo facendo era giusto. Cinque anni di scuola mi hanno insegnato cosa vuol dire essere maturo: fare un discorso intelligente con persone che magari non amano l’argomento che stai trattando. Mi sono presentato con questa tesina con su scritto Totti a caratteri cubitali e al primo impatto ho fatto una brutta figura, ma poi quando ho iniziato a parlare hanno capito e mi hanno ascoltato».
Ha rischiato grosso.
«Non mi interessava: mi importava solo offrire qualcosa a Totti. Volevo fargli sapere che noi romani abbiamo anche il coraggio di portare una tesina che parli di lui. Gli ho voluto dimostrare che noi ci siamo sempre e che per una volta siamo noi a dedicargli qualcosa. Il voto sarebbe arrivato dopo».
Anche altri ragazzi della sua età hanno questa opinione romantica su Totti?
«No, sia in classe sia tra i miei amici sono l’unico a vederla così. Le litigate più grandi della mia vita le ho fatte per lui, ma la più grande soddisfazione è quando ho ricevuto le scuse da chi si è reso conto di aver sbagliato».
Senza Totti continuerà a seguire la Roma?
«Devo ancora decidere se rinnovare l’abbonamento, ma di sicuro vedere la Roma non sarà più romantico come prima. Sono rimasti davvero in pochi a rappresentarci. Molti mi dicono che tifo Totti e non la Roma, io non la penso così. Sono solo consapevole che con l’addio di Totti ci siamo lasciati alle spalle un piccolo pezzo di calcio».