22/07/2017 15:00
CORSPORT - Walter Sabatini, coordinatore tecnico del gruppo Suning ed ex direttore sportivo della Roma, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano sportivo, realizzata dall'ex sindaco della Capitale Walter Veltroni.
Sabatini è tornato sulla sua passata esperienza in giallorosso, conclusasi lo scorso anno. «Cosa non ha funzionato tra me e la Roma? Cosa non ha funzionato nel rapporto tra me e Pallotta, potrei dire - esordisce l'ex direttore sportivo -. Nella Roma ha funzionato tutto perché la Roma è stata la mia vita. La vivo dentro come una cosa mia, irripetibile. Con Pallotta le cose hanno funzionato benissimo per un po’ di tempo, meno bene dopo. Forse io mi sono posto nella maniera sbagliata, ho creduto che la Roma potesse essere la mia. Qualche errore l’ho fatto e a un certo punto era giusto che io cambiassi. Anche mio figlio che ha dodici anni non mi ha mai perdonato questa scelta. Lui va a letto con la maglietta di Totti, puntualmente. Questo sentimento di amore totale io l’ho condiviso silenziosamente con moltissime persone ma è stato un sentimento talmente potente che non sono riuscito a condividerlo con Pallotta. Questo è il senso della cosa».
Sabatini parla poi dell'addio al calcio di Francesco Totti: «Con l’uscita di scena di Francesco viene meno un’idea tutta tecnica e tutta poetica del calcio. Non è solo un campione che smette: ci saranno delle giocate, delle soluzioni tecniche che saranno estinte, perché vanno via con lui e questo è un danno per il calcio, inevitabile ma incredibile. Adesso deve trovare la forza di accantonare il passato e accettare l’idea che nella vita c’è anche qualcos’altro, cosa molto difficile per lui. Anche perché io ho colto nei miei colloqui con lui una reale voglia, quasi adolescenziale, di continuare a giocare al calcio. E contro quella si lotta veramente male».
Tornando sul suo operato in giallorosso, nel corso dell'intervista si fanno i nomi di Gerson, Iturbe e Doumbia. «Quando girano 300 giocatori, 10 possono non riuscire - risponde Sabatini - Gerson fa in tempo, è del ’97, ha avuto delle difficoltà ma ha qualità. Iturbe è stato invece vittima di un’involuzione che nessuno ha potuto prevedere. Doumbia non è un giocatore sbagliato, il più bel gol della Champions League dell’anno scorso lo ha fatto lui a Londra. Sono stati errati i tempi e i modi e me ne assumo la responsabilità». Infine, una chiosa sulla corsa scudetto: «Vincerà il Napoli».