05/07/2017 21:57
“Abbiamo un handicap sugli stadi: il campionato viene esercitato in stadi che sono inferiori alla media europea anche sotto il sistema della sicurezza. Il monitoraggio dei tifosi non può che essere individuale, altrimenti diventa drammatico. Sono stato in Turchia dove è attivo un sistema elettronico, chiunque è individuato nel posto in cui siede. Il sistema elettronico dovrebbe essere attuato anche in Italia a volte sono stati individuati all’interno degli stadi personaggi che avevano restrizioni sulla presenza”. Lo ha detto in audizione davanti all’Antimafia il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio, che è anche commissario della Lega Serie A.
“Avevamo raggiunto un equilibrio nel 2012 quando eravamo assegnatari degli Europei con una norma in cui erano predisposti investimenti per 800 milioni di euro ed erano stati individuati gli stadi a cui assegnarli; abbiamo perso gli europei e tutto è stato accantonato”, ha proseguito Tavecchio. “Gli stadi non sono più posti dove andare solo a vedere il calcio, ci deve stare la farmacia, il cinema, la lap-dance, bisogna fare attività sociale”.
Nel corso della sua aduzione davanti all’Antimafia, Carlo Tavecchio ha parlato anche del bagarinaggio: “Reato di bagarinaggio? Sono d’accordissimo che diventi reato penale, sarebbe è un deterrente notevole”. Ha dichiarato il presidente della Figc nonché commissario della Lega di A, rispondendo alle domande del coordinatore del comitato Mafia e Sport, Marco Di Lello (Pd). Il numero uno del calcio italiano ha fatto quindi l’esempio della Turchia: “Il concetto nuovo in Turchia è che c’è l’identificazione fotografica che cambia tutto il sistema – ha aggiunto Tavecchio – va fatta al soggetto titolare del biglietto al tornello. Questo processo impegnerebbe un centinaio di milioni di investimento per la Serie A. Un’operazione che si potrebbe pensare in un minimo di periodo”.
Non solo stadi. Tavecchio ha infatti risposto anche alle domande sui controlli riguardo le nuove proprietà straniere. “Quasi tutte le società calcistiche in Inghilterra, ma anche in Germania, Francia, Spagna sono finanziate da capitali stranieri, noi in Italia siamo ultimi nell’introito di somme che arrivano da paesi stranieri. Nel caso dell’Inter e del Milan la Lega ha fatto l’indagine che deve fare, i punti sono stati ottemperati e i due investitori hanno avuto la patente di liceità. I fondi sono arrivati attraverso banche cinesi esistenti, i bonifici sono arrivati da lì e il controllo qui è finito. Noi non siamo la finanza, non abbiamo le loro prerogative”, ha fatto notare Tavecchio, rispondendo ad una domanda del capogruppo Pd Franco Mirabelli.
Tavecchio è poi intervenuto sulla situazione Intralot. “Nella vita si può anche sbagliate, l’importante è saperlo riconoscerlo. Quel provvedimento ci fu proposto dal nostro advisor, alla fine di questo contratto ho deciso di non rinnovarlo”. “Tengo a specificare che questi 1,5 milioni di euro di sponsorizzazione all’anno noi lo devolviamo per beneficienza”, ha precisato Tavecchio dopo le polemiche dello scorso inverno, che poi ha parlato anche delle scommesse: “Il parlamento italiano ha deciso che le scommesse non sono più reato. Lo avete deciso voi, non io, perché quelle in nero erano un’enormità. E ora ci sono tutti furbi e furbetti e nel sistema c’è un canale difficile da controllare”. “Cosa facciamo noi? Quando c’è l’Uiss (Unità investigativa scommesse sportive, ndr) per le scommesse anomale, anche durante le partite le segnalazioni arrivano alla procura federale. Io non ho prerogative di controllo al riguardo”, ha aggiunto Tavecchio.
Il numero 1 della Figc ha spiegato anche la posizione della federcalcio sul ruolo degli agenti. “Al presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, abbiamo chiesto un’iniziativa per un provvedimento generale europeo sui procuratori. La nostra richiesta rivolta alla Uefa per andare oltre il concetto della Fifa, quantomeno in Europa dovrebbe esserci una normativa sui procuratori univoca e specifica per tutti i Paesi”.
“I procuratori sono stati l’ultimo colpo di coda della gestione Blatter con la deregulation – ha specificato il numero uno della Federcalcio – I sistemi erano prima controllati con attività soggette a esami per far parte di un albo dei procuratori. Blatter ha ritenuto di togliere tale prerogativa di controllo e verifica e tutti sanno l’avversione del sottoscritto contro Blatter. Abbiamo un registro che non è un albo, di 896 soggetto che pagano 500 euro iscrizione che diventano agenti”.