18/09/2017 15:26
LAROMA24.IT - Dopo l'ultimo turno di campionato, in cui tutte le big hanno vinto con le rispettive avversarie, il confronto tra il rendimento delle grandi in campionato e quello in Champions League sembra essere inevitabile. Nell'ultimo turno della massima competizione europea infatti, le tre italiane sono riuscite ad ottenere un solo punto su nove disponibili (conquistato dalla Roma contro l'Atletico Madrid).
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Solo vittorie, facili e nette, per le tre squadre impegnate in Champions League. Pesante quella della Lazio, sofferte, ciononostante elogiate, quelle di Inter e Milan. Forse dovremmo essere tutti più cauti nell'esaltare goleade e risultati nostrani. Antipatico ripetersi, ma il livello di molte squadre del nostro campionato è assai modesto. La mancanza di competitività in numerose gare falsa valori, considerazioni e prospettive. Per non perdere la bussola sarà meglio pesare con maggiore scrupolo ciò che avviene settimanalmente. Altrimenti è da matti paragonare Dybala (già 8 reti in campionato) a Messi prima della sfida con il Barcellona, ridimensionarlo dopo il confronto diretto, e poi rieleggerlo fenomeno per la tripletta al Sassuolo. In verità, Dybala rimane un grandissimo giocatore, come lo sono Mertens, Dzeko o Icardi, calciatori che, con le loro giocate, bastano/avanzano per vincere una buona parte di partite del campionato. Nascondono, però, limiti che puntualmente vengono a galla nelle gare europee di alto livello. Guardando il vertice della classifica, il torneo attuale dovrebbe essere, se non proprio allenante, quantomeno più combattuto. Sino ad ora tutto è andato secondo copione. Con qualche scontro diretto in più, tra un mese avremo le idee più chiare. Al momento, l'unica vittoria pesante l'ha ottenuta l'Inter contro la Roma. Proprio la squadra di Di Francesco, vittima di quella sfortunata sconfitta e della gara da recuperare, è indietro rispetto alle prime e non gode di molta considerazione tra i commentatori. Le attenuanti per il momentaneo ritardo ci sono tutte, così come il tempo e le qualità per smentire gli scettici. Intanto, con l'avvento del Var, abbiamo un'altra novità: l'esultanza strozzata o rimandata. Lucioni, Lasagna, Kalinic e Ilicic, e con loro i tifosi, ne sanno qualcosa.
LA GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
La domanda, diceva il tale, sorge spontanea: possibile che riusciamo a fare i grandi solo nel giardino di casa nostra? E’ l’ultima frontiera che separa Dybala da un presente da campione a un futuro da fuoriclasse: ripetere al Camp Nou ciò che gli riesce al Mapei Stadium, con la stessa splendida leggerezza, la stessa naturalezza. A differenza di Higuain, che ieri ha confermato la preoccupante involuzione e a 29 anni faticherà a smentire i limiti di personalità sui grandi palcoscenici, la Joya ha le risorse e l’età per salire anche l'ultimo gradino. In fondo, un faccia a faccia con Messi l’ha già vinto, seppure nel confortante salotto dello Stadium. Nell’attesa della definitiva consacrazione è già una delizia gustarsi le sue meraviglie nel cortile della Serie A: il primo gol al Sassuolo è stato una poesia. Il patto Dybala-Allegri continua: il primo vince le partite quasi da solo, come col Chievo, il secondo lavora alla nuova Juve. Il Napoli è tornato in fretta una perfetta macchina da calcio. Il fatto che la squadra si sia distratta in Champions e non contro l’ultima del campionato e che ieri Sarri abbia schierato i titolari fa pensare. Sente che può essere la volta buona. Si è piantato in testa lo scudetto più di qualsiasi altra cosa: può essere l’arma in più per arrivarci. Dopo l’opposizione trasparente del Verona alla Roma, i 6 gol presi dal Benevento. Il risultato complessivo delle tre neo-promosse: 11-0. Sacrosanto il diritto di tutti a partecipare, ma giusto anche riflettere sulla forbice esagerata tra i partecipanti che può guastare lo spettacolo. Senza la Var, si sarebbe portato a casa il pallone pure Kalinic. Ha segnato comunque due gol al debutto a San Siro, non può lamentarsi. Non si lamenta Montella: 2 gol sporchi e vittoria nella sofferenza, cose che piacciono ai mister. Prima o poi il Milan che vuole la Champions dovrà dominare squadre del rango di Cagliari e Udinese e non azzuffarsi alla pari. Vincere aiuta a crescere. Intanto, occhio a quella squadra dietro alle tre capolista che gioca bene, libera da pressioni forti, e avanza a fari spenti guidata da un bravo pilota: la Lazio di Immobile. E occhio a Pietro Pellegri. Veniamo da umilianti incroci con spagnoli d’ogni età. La doppietta di un sedicenne italiano in serie A ci aiuta a credere che anche noi abbiamo un futuro. Fa bene al cuore.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Il primo allungo del campionato tira dalla parte di Juve, Inter e Napoli una coperta in realtà cortissima. C’è un abisso tra i 15 gol di Sarri (in 4 giornate), i 13 di Allegri e gli 11 presi dal Verona che non è neppure ultimo, pur avendo il peggior attacco e la peggior difesa della serie A: in fondo alla classifica a zero punti rimane il Benevento, anche se c’è chi ha segnato ancora meno, cioè il Crotone, neanche un gol finora. Nel rispetto dei diritti di ognuno e dei sacri valori sportivi, e non ritenendo assolutamente che sponsor e ascolti debbano essere l’unica stella polare, 20 squadre in A sono insostenibili. Qui non si tratta di essere “poco allenanti”, altrimenti la Juve avrebbe lasciato Bernardeschi in viola, ed è solo un esempio a due giorni da Juventus- Fiorentina. Però la distanza tra testa e coda è quasi più ampia di quella tra campionato e Champions. Per dire: Juve, Napoli e Roma hanno raccolto solo un punto europeo su 9, mentre tornando in cortile li hanno raccattati tutti, 9 su 9. E lo hanno fatto segnando come non mai: triplette di Mertens e Dybala, doppietta di Dzeko, davvero un altro mondo e un altro modo di essere. Per forza, poi, si sballano le prospettive e si alimentano illusioni quando mettiamo il naso fuori. Il campionato è impietoso nel dire alle matricole Spal, Verona e Benevento che non c’è posto, che il pane è duro. Ma sa di non essere del tutto sincero nemmeno con i campioni: Dybala è quello del Camp Nou o quello visto contro il Sassuolo? In Italia, la Juve prende atto del miglior Dybala e del peggior Higuain di sempre, una linea di rendimento ondulata per una squadra ancora largamente imperfetta in difesa, in rodaggio a centrocampo e bicefala in attacco, un po’ estasi argentina, un po’ tormento. Questo le basta e avanza per restare in testa segnando tantissimo (però il Napoli di più), insieme a Spalletti che forse ha ridato corpo all’Inter e a Sarri che avrà capito come il turn over sia una tagliola, e comunque Mertens deve giocare tutta la vita, anche a briscola e rubamazzo, fino allo sfinimento. Mercoledì si ricomincia e domani è già Bologna contro Inter, la squadra con cui Eugenio Bersellini ha vinto lo scudetto, Evaristo, Spillo, poi lo Zio. Lo ricordiamo grande allenatore, fanatico della preparazione atletica, uomo serio e insieme spiritoso («Tizio è un giocatore scarso? Questo lo ha detto lei»), vittima di quella maschera da cattivo mentre invece era dolcissimo, non certo un sergente di ferro. E trattava tutti allo stesso modo, umili cronisti e grandi inviati, uscendo dallo spogliatoio con l’immancabile domanda: «Ha bisogno?». Perché quelli veri ci sono sempre e rispettano il lavoro degli altri. Sembra il calcio di oggi, come no.
LEGGO (R. BUFFONI)
Visto da qui è tutto un altro mondo. Dybala stende il Sassuolo con una magnifica tripletta, che lo porta a quota 8 gol in 4 partite. Alla media di 2 a gara polverizzerà il record dei 36 gol di Higuain col Napoli. La Joya bianconera però ammonisce «basta paragoni con Messi». Fa bene, perché il confronto in Barça-Juve è stato impietoso. Così come quello del nostro calcio con quello spagnolo: in questi 4 confronti ravvicinati (Nazionale Under 21 compresa) abbiamo incassato tre ko per 3-0 e lo 0-0 targato Alisson di Roma-Atletico: zero gol fatti e 9 subiti. Evra, durante la sua esperienza juventina, rivelò che Tevez (giunto a Torino dopo 7 stagioni in Inghilterra) gli confessò la difficoltà nel farsi valere contro le difese nostrane. Invece oggi portarsi il pallone a casa per un attaccante non è così difficile. Ieri, oltre a Dybala, c'è riuscito Mertens grazie ai tre centri sui 6 totalizzati dal Napoli nel tiro a segno contro il Benevento. E ci sarebbe riuscito anche Kalinic, se il Var non gli avesse annullato il terzo gol. Gli statistici di Opta ci ricordano che finora sono state segnate 4 tiplette, il doppio rispetto a un anno fa. Nei 10 campionati precedenti non ne era stata realizzata mai più di una.