Rapporti tra Juve e ultras. Agnelli verso l’inibizione dalla presidenza del club

10/09/2017 18:33

IL MESSAGGERO (E. BERNARDINI) - Venerdì prossimo si terrà la requisitoria e con ogni probabilità anche la sentenza del filone sportivo del processo “Alto Piemonte” in cui è imputato Andrea Agnelli, presidente della con altri due dirigenti bianconeri: Stefano Marulla, responsabile della biglietteria e Francesco Calvo, ex capo del settore commerciale ed ex marito dell’attuale compagna del patron bianconero. Il tema è la cessione dei biglietti agli ultrà e i presunti rapporti non consentiti con la tifoseria. Tutto è nato dal processo penale «Alto Piemonte» sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva bianconera. Va precisato che per questo nessun dipendente della è stato indagato. La requisitoria sarà tenuta dal procuratore capo Giuseppe Pecoraro, dinanzi al presidente del Tribunale sportivo, sezione disciplinare Cesare Mastrocola. A fine maggio fallì un tentativo di patteggiamento: troppo distanti le parti. La avrebbe voluto pagare un’ammenda pecuniaria per gli illeciti sportivi, ma l’accusa la ritenne insufficiente. A questo punto se il Tribunale dovesse avallare l’impianto accusatorio, Agnelli rischierebbe un’inibizione tra i due e i tre anni. In questo caso il patron bianconero sarebbe costretto a rinunciare agli incarichi sportivi, a partire dalla presidenza della . Una circostanza che non dispiacerebbe affatto alla famiglia Agnelli. Da tempo infatti starebbero pensando ad un cambio al comando.Ma il processo dovrebbe portare ad una pena non superiore ai sei mesi. Tanto da consentirgli di non decadere da presidente e di mantenere la presidenza dell’Eca, il sindacato europeo dei club, ottenuta da Agnelli martedì scorso. In ogni caso le intenzioni di famiglia sembrerebbero andare in quella direzione.

IZZO IN ATTESA DI GRAZIA Non giocherà oggi contro l’Udinese, il difensore del Armando Izzo. Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ancora non si è espresso sulla richiesta di grazia fatta dal calciatore. Izzo era stato fermato dalla giustizia sportiva la scorsa primavera, a causa di una mancata denuncia di un tentativo di combine operato dalla camorra su due di gare di Serie B dell’Avellino risalenti alla stagione 2013-14, quando il difensore giocava con i campani