IL PUNTO DEL GIOVEDI' - CARMELLINI: "Di Francesco gioca al risparmio", CAPUTI: "Roma con poco ardore", CROSETTI: "Prestazione opaca", SCONCERTI: "Squadra macchinosa"
26/10/2017 16:17
LAROMA24.IT - Dopo il turno infrasettimanale la differenza di valori tra le big e il resto delle squadre che partecipano al campionato italiano sembra sempre più evidente. Tra le prime della classe e le squadre di media o bassa classifica infatti sembra esserci un divario tecnico incolmabile come dimostrano anche i risultati della decima giornata di campionato.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Il Napoli rimette le cose a posto, schianta il Genoa e si riprende la vetta della classifica occupata momentaneamente dall’Inter che aveva portato dalla sua l’anticipo del martedì con la Samp. La squadra di Sarri parte faticando e va sotto a Marassi ma poi ci pensa Mertens: doppietta in quindici minuti con due gol pazzeschi e tutti a casa. Ride anche la Juve che non trova nella Spal allo Stadium un avversario di quelli impossibili: pratica archiviata anche qui con due gol non brutti. Resta lassù anche la Lazio che all’aria rarefatta dei vertici sembra ormai abituata. Nella settimana delle polemiche antisemite, la squadra non si fa coinvolgere emotivamente e risponde sul campo: due gol, quattro pali e un rigore sbagliato (il primo stagionale del Ciro nazionale). Ma il tutto basta per espugnare Bologna e restare al terzo posto in condominio con i campioni d’Italia in carica. Vince anche la Roma che, come i cugini d’oltretevere, domina la partita ma soffre fino all’ultimo minuto perché commette lo stesso errore: non chiude la gara dopo il vantaggio iniziale. All’Olimpico contro il Crotone i giallorossi raggiungono punti del 78% per cento di possesso palla, ma vincono grazie a un rigore, diciamo generoso, concesso per un fallo su Kolarov e trasformato dal solito Perotti. È il calcio. Di Francesco gioca al risparmio, rinuncia agli italiani, manda in campo quat tro riserve e un debuttante che esce dalla prima con la maglia della Roma a testa alta: lui, Karsdorp, una volta in condizione difficilmente restituirà quella casacca cosi lungamente agognata dopo infortuni e problemi vari. I giallorossi colpiscono altri due legni e resta in scia al gruppo di testa aspettando il recupero con la Samp. Torna a respirare anche il Milan di Montella. Il momento «no» non è del tutto alle spalle, ma i tre punti arrivati da Verona regalano ai rossoneri una boccata d’ossigeno importantissima: e non solo per la classifica.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Nessuna sorpresa, tante reti, alcuni protagonisti in primo piano e la lettura di Anna Frank per non dimenticare. E’ stato un mercoledì senza particolari scossoni e un bel po’ di stanchezza che nel finale ha fatto vacillare i risultati più del dovuto. Le grandi hanno tutte vinto e il Napoli, con uno splendido Mertens, si è ripreso la vetta della classifica. La vittoria più importante l’ ha ottenuta la Lazio, non solo per la difficoltà dell’impegno, ma per tutto ciò che ha caratterizzato la vigilia e che, in qualche maniera, avrebbe anche potuto condizionare il rendimento della squadra. I ragazzi di Inzaghi hanno invece aggredito e affrontato la gara come meglio non potevano, soprattutto nel primo tempo. Se Immobile è rimasto a secco, ci ha pensato Milinkovic a illuminare la scena. Come il bomber della Lazio, anche Dzeko è rimasto a bocca asciutta, non solo vittima dei pali come il collega biancoceleste,ma soprattutto per la scarsa vena di una Roma con poco ardore. La vittoria giallorossa è stata su rigore e striminzita. Se Mertens fa volare il Napoli sfoderando reti di pregevole fattura, la Juventus ritrova i gol dei suoi gioielli. Higuain rompe il digiuno con una doppietta, Dybala pennella su punizione e Bernardeschi ispira la goleada. Allegri ha una squadra che segna tanto, ma che subisce più del dovuto. Contro un Milan rinfrancato dal netto successo con il Chievo sarà un bel test. Montella ha per il momento allontanato le nuvole minacciose sopra il suo cielo e può guardare al match con i bianconeri come quello del rilancio. Fino alla sosta per la Nazionale non ci sarà tempo per rifiatare, la gestione delle risorse sarà fondamentale per evitare scivoloni imprevisti.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Ci sono due campionati tagliati nel mezzo come una mela: quello di chi vince e quello di chi perde. Le prime vincono tutte, e zero pareggi. Aveva cominciato l’Inter e poi le altre in rincorsa, di slancio allegro. Un sacco di gol molto spettacolari e ce n’era bisogno, dopo le nausee e le tristezze di questi giorni: non è anestesia, è bellezza. Stupendo il doppio gesto volante di Bernardeschi, sublime lo stop con stoccata di Mertens, esattissima la punizione di Dybala (non di meno quella di Mertens, ancora lui), galoppante la prodezza di Taarabt, liftato in corsa il colpo di Simeone. Mai troppa la tecnica, mai esagerata la bravura. Si va allo stadio per cose così.
Se poi si guarda meglio dentro la diversità delle prevedibili vittorie, si scopre che Inter e Napoli hanno concesso troppo ossigeno a chi non doveva averne più (si rischiano gli scudetti, alla lunga, con atteggiamenti del genere), mentre la Juve ha reagito al solito gol scemo preso (più un altro mezzo, da brividi) e ha soffocato la sua precarietà difensiva con 10 gol in quattro giorni (riecco Higuain), in totale adesso sono addirittura 31. Una potenza d’urto che sabato potrà combinarsi a San Siro con la ritrovata vena del Milan, quattro reti al Chievo per rendere più saldo Montella versus Allegri, il quale contro la Spal ha sfoderato un altro spogliarello simbolico: dopo l’antico cappotto, stavolta un più modesto giubbotto ma il segnale è chiaro. Quando l’allenatore fa lo streap-tease vuol dire che la Juve non è più sopportabile nel suo vagare: infatti, all’istante, dopo quel gesto da Kim Basinger la squadra ha smesso di turbare il suo condottiero.
È sempre un problema gestire le notti di metà settimana, qualcosa bisogna elidere e sacrificare,
la vena può farsi opaca, tipo quella della Roma contro il Crotone: è servito un dubbio rigore ai giallorossi (Var presbite) per mantenere vittoria e posizione. Sembrava più comodo anche il successo della Lazio, scattata di slancio a Bologna e poi un poco sfortunata (i pali di Immobile) e un poco rattrappita. Brutta la crisi isterica di Lulic contro Inzaghi al momento della sostituzione. Una scena che si sta vedendo troppo spesso e quasi ovunque, come se questi calciatori non sapessero in alcun modo contenere un istinto basico, bambini egoisti e capricciosi, bamboccioni non poco piagnoni. Tra le molte immagini del gioco, questi assurdi sfoghi stanno diventando inaccettabili. Se fossimo al posto dei presidenti, andremmo giù di vanga nello stipendio dei lunatici, stai a vedere che poi gli passa.
Sempre beffato il povero Benevento mentre continua a precipitare il Toro che senza Belotti è come se non ci fosse. A Firenze non entra quasi in campo e viene sgretolato come un biscotto. Ottima la partita dell’ex granata Benassi, gol e assist: almeno lui, Mihajlovic lo conoscerà?
CORSERA (M. SCONCERTI)
L’ora dell’Inter contro la Samp è stata forse la migliore della giornata, ma sono abbastanza straordinari i dieci gol in tre giorni della Juve. Vincono comunque tutte le prime cinque, in sostanza dove conta non cambia niente, come quasi sempre succede quest’anno quando non ci sono confronti diretti. Così tutti possono interpretare in chiave personale i risultati e darsi forza. La vera sorpresa è semmai del Milan. Il Chievo era forse la squadra più in forma, veniva da sei risultati utili consecutivi, il Milan era ormai oltre il limite di una crisi tecnica. Si è visto invece un Milan che ha voluto vincere e ha giocato bene, cioè una risposta ampia, da squadra complessiva. Un risultato di gioco così netto direi che mette quasi in imbarazzo Montella perché significa che gli uomini allora ci sono, la qualità è di buon livello quindi si può forzare la stagione. Perché ci si stia riuscendo solo adesso potrebbe essere un mistero da chiarire. Non so dare una risposta chiara. Nel Milan di ieri c’era molta qualità (Suso, Calhanoglu, Rodriguez, l’eterno Biglia, Kalinic), la differenza è stata in buona parte questa. Suso è al quarto gol, punteggio da cannoniere più che da fantasista. C’è naturalmente il diavolo nei dettagli milanisti. La squadra si è ritrovata come gioco e compattezza quando il suo capitano era in tribuna. È difficile dire sia una conseguenza diretta, ma è altrettanto difficile pensare che sia un caso. La mancanza di saldatura tra Bonucci e la squadra era nell’aria, né si può pensare che la soluzione sia escludere il capitano. Ma è uno spunto serio di riflessione. L’altra conferma della giornata è la Lazio, la sua lucidità, la regolarità e facilità di gioco. Il Bologna è squadra adatta soprattutto a giocare in trasferta, ha molta organizzazione ma non qualità, preferisce viaggiare in contropiede. Più paziente che irresistibile il Napoli, macchinosa la Roma ma giustificata dal gol immediato. Alla fine si conferma la classifica di sempre, è un campionato aperto dove tutte le migliori valgono se stesse e l’avversario. Sembra niente, ma arriva dopo sei anni di dominio di una squadra sola. Così, a ben vedere il cambiamento è netto.