16/10/2017 13:39
IL TEMPO - Credo non siano in molti a ricordare che, fino agli anni 60, i limiti delle porte calcistiche fossero costituiti da legni piatti, con quattro angoli a determinarne il confine. Quando si passò alla forma rotonda, ancora oggi in uso, i tecnici ed i commentatori dell’epoca sottolinearono come, oltre ad essere meno pericolosi per i portieri, avrebbero assicurato anche un maggior numero di reti. Ritenevano, quegli esperti, che ogni pallone che avesse colpito la parte interna sarebbe inevitabilmente terminato in fondo al sacco. Avevano ragione, ma non avevano fatto i conti con la sfiga o con il suo contrario che, nel rispetto dei lettori, non cito. Qualcuno sostiene che la sfiga nel calcio non esista – forse sono gli stessi che sostenevano come, al termine del campionato, gli errori arbitrali si compensassero – invece è una componente del gioco, sotto forma di legamento crociato, di pali o di traverse. Con quelli di sabato siamo arrivati a nove in sette partite di campionato. Il bello è che dopo il palo, esterno, colto al 90′ dall’Atalanta i soliti noti parlarono di una vittoria ingiusta; la sconfitta contro il Napoli, invece, sarebbe meritata a prescindere dai legni colpiti. Misteri dell’informazione. Certo non si può ridurre tutto alla scaramanzia, ma se capita di sentire il bravo Maurizio Compagnoni dire che, stranamente, Insigne non ha mai segnato in carriera alla Roma e dopo un minuto il buon Lorenzo approfitti di un regalo del nostro capitano, ti deve venire in mente, necessariamente, una novella Pirandelliana. Non si illudano, comunque, i tanti avvoltoi che alle 22,40 di sabato hanno intonato il de profundis, c’è tempo per rifarsi e dovranno ritirarsi nelle loro trincee i killer delle tastiere e dell’etere. P.S. Dove, invece, non vedo possibilità di recupero è nell’afflusso dei tifosi. Se oltre alle cause già sviscerate – prezzi, mancanza di parcheggi, multe, scomodità mi aggiungi anche la rottura dei tornelli ed il mancato riconoscimento della patente come strumento d’identificazione, vuol dire che la guerra al tifo romano è ancora in atto.