25/10/2017 16:28
LA REPUBBLICA (M. SERRA / L'Amaca) - Per dirla brutalmente, una capitale che da decenni è tappezzata di manifesti fascisti, che ha avuto da poco un sindaco fascista (Alemanno ), con una lunga storia di sinergia tra malavita territoriale e terrorismo nero, con le due curve dello stadio entrambe nere ( quella laziale storicamente, quella romanista espugnata da qualche anno ) , spesso fiorite di croci celtiche e svastiche ed entrambe antisemite per dileggio e per divertimento, che ha il record (dopo Mosca) delle aggressioni omofobe, nella quale gli ultrà hanno il potere di decidere se il derby deve essere giocato oppure no: come può stupirsi delle ributtanti figurine di Anna Frank?
Le sirene dell'emergenza, a Roma, suonano a vuoto da molto tempo. Se alla evanescente reggenza grillina non si può certo chiedere il vigore politico e culturale che la situazione richiederebbe, gli altri però dov'erano, in tutti questi anni? A partire dalle due società di calcio della città, dalla Federcalcio, dal Coni, dal mondo politico nel suo complesso (per primo il centrodestra, che con l'anima nera di Roma ha convissuto allegramente ), la capitale d'Italia e le sue istituzioni non hanno le carte in regola per presentarsi in sinagoga con lo sguardo contrito. Non sono un'emergenza o un incidente, quelle figurine. È duro dirlo, ma sono quotidianità capitolina.