18/10/2017 14:35
LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Fosse Gerard Depardieu Antonio Conte direbbe che “tengo ‘o core italiano”. Non c’è giorno e non c’è minuto che l’Italia non gli ritorni davanti, e metta metodicamente un tarlo nei suoi pensieri. Non un’ossessione, ma quasi. Forse non ha mai tagliato i ponti con ciò che è stato, e l’idea di tornare bussa spesso. Figuriamoci quale tumulto provochi ora la prima squadra italiana che va a sfidarlo da quando è al Chelsea. La Roma allo Stamford Bridge è sì l’avversario di stasera, ma anche la squadra che più lo ha tentato negli anni scorsi. «Un motivo d’orgoglio» ha sottolineato. Ma poi ci sono state anche l’Inter, il Milan… Insomma è come se Di Francesco, De Rossi, Florenzi e gli altri andassero a stuzzicarlo nel momento più delicato. Il Manchester City a 9 punti lassù è veramente imbarazzante soprattutto per uno come lui che ha vinto la Premier al primo colpo e adesso comincia a capire che sarà dura fare il bis.
Nel quartier generale di Cobham, nelle cui ville isolate si è volutamente recluso, l’ex allenatore di Juve e Nazionale, nemmeno troppo nervoso o forse semplicemente una pentola a pressione immobile ma bollente e pronta a esplodere, ha già parecchio frustato il Chelsea per le magre figure in campionato. Parla talmente d’impeto che perfino l’interprete, a un certo punto chiede tregua. «Oh, oh…» e fa cenno con la mano di frenare. «Ah sì, scusa, scusa». Il poveretto torna indietro di pagine e pagine di appunti: un diluvio di Morata (c’è, è recuperato), Marcos Alonso, Kanté, programmi, «giocare ogni tre giorni», l’Italia, la Roma, la Nazionale, De Rossi, fino a formare un cumulo di sentimenti e di pressioni che solo uno come Conte può gestire. Tra gli slogan si registrano pure un «non sono uno stupido», «non sono un pazzo» e un «mi vengono i brividi a parlare di Nazionale».
La Roma, anch’essa un po’ intristita e discretamente bastonata dal Napoli, è certamente più fragile, anche perché di giocatori azzoppati o del tutto assenti ne ha un mezzo spogliatoio intero: Manolas, Karsdorp, Schick, Defrel solo per citarne alcuni e lasciando perdere quella dozzina che già si sono fatti male. L’unica cosa di cui si preoccupa Di Francesco non è poi così filosofica o strategica: «Intanto cominciamo a correre, poi si vedrà». Nella sua testa rimugina sui possibili cambi e su staffette De Rossi-Gonalons e Florenzi-Ünder, per schiaffeggiare una squadra ultimamente troppo passiva. L’importante è non essere fiacchi come nella partita perduta contro il Napoli. Il Chelsea comunque le ha prese non solo dal City, ma pure dal Crystal Palace. «La situazione è difficile, la conosciamo – dice Conte – i giocatori non erano abituati a giocare tre partite in una settimana. Qualche rischio c’è ma lo dobbiamo pure correre no? Non mi potete chiedere di scegliere già adesso tra Premier e Champions, aspettiamo almeno marzo no?». Conte toglierebbe alla Roma un po’ del cuore di «De Rossi, Florenzi ed El Shaarawy», giocatori che «non riesco a considerare avversari e che abbraccerò». Sembra quasi un’amichevole, sarà una corrida.