02/10/2017 13:36
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Roma micidiale, Dzeko da impazzire e tanti saluti al Milan di Montella. A San Siro la festa è giallorossa, come da tre anni a questa parte, al termine di una gara viaggiata sul filo dell’equilibrio fino a quando il campione ha dato la zampata decisiva. Se per l’Aeroplanino è una mazzata forse già fatale, per Di Francesco arriva la prima importante affermazione sulla panchina passata di mano quattordici volte in altrettante stagioni. A parte lo sfortunato finale di partita con l’Inter, l’abruzzese fin qui ha condotto una stagione ai limiti della perfezione: quinta vittoria di fila Champions compresa, la quarta in campionato e la decima trasferta da tre punti consecutiva contando gli ultimi match dello scorso anno. Ne manca solo una per eguagliare il record di 11 dell’Inter di Mancini.
Ma al tecnico romanista non interessano i primati, vuole vincere un trofeo e la strada imboccata è quella giusta. Arrivato tra lo scetticismo generale e preventivo, il campo adesso lo sta risarcendo. Di Francesco ha il merito di credere nelle sue idee e, a suon di risultati, sta convincendo la squadra a seguirlo in tutto e per tutto. Ma alla base di tutto c’è un gruppo solido costruito negli anni, più forte dei pezzi che ha dovuto sacrificare sul mercato. Ieri in campo hanno iniziato la gara dieci undicesimi della Roma di Spalletti col solo Kolarov innesto a sinistra, di fronte a un Milan rivoluzionato con nove giocatori appena arrivati. Le colpe di Montella, quindi, sono relative ma siccome bisogna trovare un capro espiatorio è quasi automatico che a pagare sia lui e non i dirigenti che hanno speso oltre 200 milioni sul mercato, tra le fanfare estive di una grancassa mediatica messa a tacere in fretta. Da ieri i rossoneri, alla terza sconfitta in sette gare, sono già fuori dal giro scudetto, mentre Dzeko & soci si sono iscritti ufficialmente alla corsa, quinti con una partita da recuperare a Genova con la Samp e pronti a ricevere il Napoli all’Olimpico dopo la sosta.
Il colpaccio di San Siro si è materializzato al 73′, quando Dzeko ha spaccato la porta, anche grazie a una deviazione di Romagnoli. Il colpo del fuoriclasse, che e dopo sette match ufficiali ha già timbrato il cartellino otto volte. Prima del gol spezza-equilibrio Florenzi aveva fallito due volte il vantaggio, la seconda a tu per tu con Donnarumma dopo il passaggio perfetto di Pellegrini, ragazzo simbolo del vivaio sempre verde e della nuova Roma «difranceschiana». Per certi versi può sembrare assurdo, ma in questo momento il centrocampista ex Sassuolo è una pedina irrinunciabile. Ieri ha sostituito Strootman infortunato, che si è andato ad aggiungere a un’infermeria già pienissima con Schick, Perotti, Defrel, Emerson e Nura.
Chiuso un primo tempo molto tattico, con le due squadre piuttosto frenate, il massimo sforzo rossonero a inizio ripresa ha portato a un’occasione fallita in scivolata da André Silva e a un tiro di Bonucci che ha trovato di fronte un Alisson versione muro, bravo a ripetersi su Kalinic. Da quel momento solo Roma. Gol strepitoso di Dzeko, squadra sbloccata mentalmente, raddoppio del commovente e rinato, Florenzi propiziato dalla percussione di un Nainggolan più sveglio nel secondo tempo e dominio assoluto, anche grazie all’espulsione rimediata dal fumoso Calhanoglu. Segnato il vantaggio, Di Francesco ha avuto la lucidità di modificare la sostituzione che aveva già ordinato: Under è rimasto in panchina, dentro Gerson: vittoria messa in ghiaccio, festa per lo spicchio di romanisti presenti e appuntamento all’Olimpico per un altro esame da grandi col Napoli. Il primo è passato a pieni voti: sì, la Roma c’è.