28/11/2017 13:06
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Il giorno dopo, se possibile, è peggio di quello precedente. Perché pur volendosi eclissare, una sbirciata ai giornali, ai social e alle televisioni inevitabilmente viene data. E così, al netto dell'ala protettiva esercitata nei suoi confronti da Totti («Tutti hanno il diritto di sbagliare. Daniele ha sbagliato ed è il primo a saperlo. Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano. Ora al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito») e Nainggolan («Lui sa di aver sbagliato»), De Rossi si è ritrovato solo. Forse per la prima volta da quando veste la maglia della Roma. In molti si sono sentiti traditi dal suo schiaffo a mano aperta a Lapadula e non sono disposti, apparentemente, a perdonarlo. L'avverbio è d'obbligo: è chiaro che le parole, come l'arrabbiatura a caldo, sono destinate a scemare e probabilmente basteranno un paio di partite giocate a buon livello per far passare tutto nel dimenticatoio.
PRECEDENTE AL CONTRARIO Tuttavia l'aria che si respirava ieri nelle radio locali stella polare degli umori della tifoseria è stata per la prima volta di condanna. Unanime o quasi. Anche a fronte di una foto che girava sui social, datata 7 maggio, raffigurante Lapadula colpire con una gomitata in pieno petto De Rossi in un Milan-Roma, nessun tifoso se l'è sentita di difendere il capitano giallorosso. Proprio per questo motivo, a Trigoria stanno cercando di silenziare la questione, facendo calare il sipario sulla vicenda. Le parole di Totti e Nainggolan rappresentano la sintesi del pensiero societario: condanna del gesto ma non del calciatore e dell'uomo. Ieri sull'accaduto si è espresso anche il presidente dell'Aic, Tommasi: «Non era un santo prima, non è un delinquente oggi. Gesto da sanzionare e condannare come è successo». Di Francesco quello che doveva dire lo ha esternato alle telecamere domenica («Ha sbagliato e lui lo sa, non è più un ragazzino»). Ora De Rossi sarà multato. Il club, come da costume, non divulgherà l'entità della sanzione che andrà a finire nella cassa dello spogliatoio che a fine stagione sarà devoluta in beneficenza.
DANIELE SPERA IN BONUCCI Resta il tema della fascia. Lo scorso anno per un fatto analogo espulsione rimediata contro il Porto nei playoff di Champions Spalletti decise di togliere i gradi a De Rossi per tre partite, tante quante le giornate di squalifica comminate dall'Uefa. Con Di Francesco, invece, Daniele al suo rientro (in assenza di attenuanti, rischia tre turni di stop a meno che il giudice sportivo, come accaduto con Bonucci un mese fa, non derubrichi il gesto violento in condotta antisportiva: in questo caso se la caverà con due e questo sperano a Trigoria) indosserà nuovamente la fascia di capitano. Quello che doveva dire, Eusebio lo ha fatto vis a vis con il giocatore nelle ultime ore. Essere risoluti e fermi nella gestione di un spogliatoio, infatti, non significa dover mostrare per forza i muscoli all'esterno.