04/11/2017 13:28
«Nainggolan lo vorrei sempre in campo», aveva confessato Di Francesco alla vigilia della gara contro il Bologna, quando lo lasciò in panchina per la prima volta in stagione (contro il Benevento non aveva giocato per un lieve affaticamento muscolare) per averlo al top contro il Chelsea, nella serata magica del 3-0 inflitto ai Blues di Antonio Conte, pochi giorni dopo. Le prestazioni del Ninja devono aver fatto cambiare idea anche al c.t. del Belgio, Martinez, che solo due giorni fa lo aveva bocciato pubblicamente come numero 10 («in quel ruolo abbiamo Hazard») ma che ieri lo ha richiamato in nazionale, praticamente a furor di popolo, per le amichevoli contro Messico e Giappone, che si giocheranno durante la sosta del campionato, subito dopo la trasferta della Roma a Firenze. Una buona notizia per Radja, che qualche mese fa aveva anche pensato di dire addio alla nazionale, ma è stato convinto a tornare sui suoi passi dal d.s. Monchi, anche se il calendario così fitto lo costringerà ad un tour de force che a Trigoria, pensando al doppio impegno in 4 giorni contro Lazio e Atletico Madrid, avrebbero preferito evitare. Di Francesco si era abituato ad averlo a disposizione durante le soste, anche perché Nainggolan, a causa del cambio di ruolo rispetto allo scorso anno, ha dovuto «studiare» più di altri quello che gli chiede il nuovo tecnico rispetto a quanto faceva con Spalletti. «Per me – le parole di Nainggolan al sito della Uefa – un giocatore può sbagliare partita, può sbagliare tante cose o non essere perfetto in una giornata, ma l’importante è sempre dare il massimo. Purtroppo nel calcio si guarda troppo quando uno fa gol e non si vede mai il lavoro sporco di un giocatore, che è altrettanto importante».
(corsera)