28/11/2017 14:01
IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - La fumata della Pisana è ancora grigia. Atteso per ieri, il verdetto della conferenza dei servizi su Tor di Valle non arriverà prima di giovedì. I tecnici hanno chiesto ancora tempo per esaminare tutte le criticità di questa controversa operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma e al gigantesco «Ecomostro» di uffici, negozi e alberghi che ci nascerebbe tutt'intorno. Nel mirino delle polemiche, nelle ultime 24 ore, è finita la decisione del governo di finanziare con soldi pubblici il Ponte di Traiano, un'infrastruttura che secondo l'assessore all'Urbanistica del Comune, Luca Montuori, sarebbe utile solo ai privati e che infatti nella prima versione del progetto era interamente a carico dei proponenti. Dopo il taglio parziale alle cubature-record, il collegamento era rimasto senza coperture economiche e alla fine, per sbloccare l'impasse, il ministro dello Sport, Luca Lotti, si è sentito col collega dei Trasporti, Graziano Delrio, arrivando alla conclusione che dell'opera si sarebbe fatto carico lo Stato.
Una mossa mal digerita perfino da un pezzo del Pd romano. Il presidente della Commissione Trasparenza del Campidoglio, Marco Palumbo, ha detto chiaro e tondo che «per lo stadio della Roma le opere a favore dei privati se le devono pagare loro». Una linea condivisa da una pattuglia di ex consiglieri democratici, quelli che nella passata consiliatura inserirono il Ponte di Traiano tra le infrastrutture da far pagare ai proponenti. La spaccatura è venuta a galla ieri. Mentre l'ex candidato sindaco Roberto Giachetti ringraziava Lotti e Delrio per i fondi concessi, l'ex capogruppo Fabrizio Panecaldo, insieme agli ex consiglieri Cecilia Fannunza, Dario Nanni, Giovanni Paris, Maurizio Policastro, Erica Battaglia e Antonio Stampete, bocciava la scelta del governo: «Gran parte delle opere infrastrutturali previste scompaiono oppure risultano a carico delle amministrazioni pubbliche, un esito paradossale», hanno scritto gli esponenti dem. Considerazioni allarmate a cui, in serata, ha messo riparo una nota dell'ufficio stampa del Pd per sostenere che, dopo «i no della Raggi», è solo «grazie all'impegno del governo e della Regione Lazio, che lo stadio si farà».
CORO DI NO Ma il fronte contrario all'intervento dello Stato è piuttosto nutrito. E va dai cittadini del Comitato Difendiamo Tor di Valle dal Cemento al Wwf, che definisce questa operazione «fallimentare sotto il profilo economico, sociale, territoriale e ambientale», ai Verdi che bollano come «una balla il pubblico interesse a questa mastodontica variante al Piano regolatore». Su questa scia anche Stefano Fassina, deputato di Sinistra Italiana: «Lo stadio di James Pallotta e Parnasi, previsto su un'area inidonea che con un emendamento ad personam approvato dal Pd consente fino al 20% di edilizia residenziale, non doveva costare nulla ai contribuenti, ora scopriamo che viene finanziato per 100 milioni». Una somma «enorme» «che sarebbe necessaria alle priorità drammatiche di Roma». Per Fassina, «le risorse pubbliche sono utilizzate per gli interessi più forti».