21/12/2017 13:51
LEGGO (F. BALZANI) - Troppo turnover e tanti errori sotto porta. L’eliminazione della Roma agli ottavi di coppa Italia contro il Torino può riassumersi così. Difficile da spiegare ai tifosi che non vedono un trofeo da 10 anni e che non si aspettavano un’uscita di scena così veloce. Ieri pomeriggio, invece, Di Francesco ha dimostrato di pensare soprattutto alla sfida di sabato alla Juve, cambiando 10 giocatori rispetto a quelli mandati in campo sabato col Cagliari. Un rischio esagerato. Non è bastato il primo gol in giallorosso di Schick che si è guadagnato pure un rigore (leggera trattenuta di Moretti) sbagliato da Dzeko (è il 3° di fila fallito dal bosniaco che ha “rubato” il dischetto a Perotti). E non è bastato il forcing finale con il portiere Milinkovic (fratello del laziale Sergej che ha esultato via Instagram) autore di 10 parate aiutato pure da due legni (sono 16 in stagione). Sfortuna, ma non solo. Perché la Roma nelle ultime tre partite ha segnato appena 2 gol e ieri non è riuscita nemmeno a tenere la porta inviolata. Skorupski ha messo nel cassetto dei brutti ricordi la terza eliminazione in 15 partite con la Roma dopo quelle in coppa Italia e in Europa League del 2015-16. La squadra di Mihajlovic è passata grazie ai gol di De Silvestri ed Edera mentre Di Francesco cerca una spiegazione: «Una partita sfortunata, c’è ancora il problemino del gol, siamo poco cinici. Il rigore di Dzeko? Non essendo titolare non doveva essere il rigorista, però quando un calciatore si sente di calciarlo… Peccato, perché psicologicamente può essere un errore fastidioso. La cattiveria non la compri – insite il tecnico, però la puoi allenare. È quello che sto cercando di fare. Mi girano, ma non devo scusarmi con nessuno. Non è vero che già pensavo alla Juve». Tanti i giocatori che hanno deluso. Troppo turn over? «Tranne Emerson e Skorupski gli altri avevano giocato con continuità – si giustifica DiFra – Dispiace perché la Coppa era un obiettivo». Infine su Schick: «Si è mosso molto bene, sia da solo che con Dzeko».