07/01/2018 14:25
LA REPUBBLICA (F.BOCCA) - Prima il Napoli al San Paolo e adesso la Roma all’Olimpico: quattro giorni in tutto. L’Atalanta di Gian Piero Gasperini, 60 anni a fine gennaio, sta rimescolando certezze e sconvolgendo classifiche. Tanto da far pensare non solo che la squadra del Papu Gomez o dell’aitante danese Cornelius faccia ormai parte dell’élite del calcio italiano, ma che proprio Gasperini possa a pieno diritto stare sullo stesso piano degli allenatori che vanno per la maggiore - da Allegri a Sarri - e che qualcuno debba finalmente rendergliene merito.
Di fronte a una squadra incredula, scioccata, e ormai sull’orlo di una crisi di risultati e di nervi, Gasperini ha tirato uno schiaffo al campionato. In 20’ eccezionali e sconvolgenti, l’Atalanta ha messo ko la Roma: prima un gol di Cornelius, centravanti di grande stazza (1,93), ma con un sinistro fatato con con cui ha impresso alla palla un effetto che ha aggirato il portiere. E poi un gol di De Roon, dopo che il piccolo Papu Gomez (28 cm meno di Cornelius) aveva slabbrato e bucato sul fianco l’intera difesa imbambolata della Roma. Partita quasi chiusa se non fosse che il solerte Guida alla fine del primo tempo ha tirato fuori il secondo giallo in faccia a De Roon per un piede che ha sfiorato la caviglia di Kolarov. Caduto in terra come investito da un Tir. Gasperini è andato su tutte le furie, ma non c’è stato niente da fare, l’Atalanta ha dovuto arrancare fino alla fine, sotto un forcing disperato della Roma. Di Francesco, un po’ confuso anche lui, ha messo dentro tutti gli attaccanti che aveva, Schick compreso, ma più che un gol di Dzeko la Roma non ha prodotto, e dunque alla fine i giocatori dell’Atalanta sono corsi ad abbracciarsi sotto gli occhi increduli dei giallorossi. Il cui Natale di lavoro è stato un calvario: ko con la Juve, pareggio in casa col Sassuolo, ko ieri. Il bilancio della Befana, dopo i giorni bollenti del caso Nainggolan (in tribuna mogio mogio con Totti e addirittura additato da un tifoso: «È colpa tua!») vede adesso il sorpasso della Lazio, un modesto quinto posto e addirittura un -11 dal Napoli. Di scudetto a Roma chi parla più? Gasperini, gongolante, sbollita l’arrabbiatura per l’espulsione («Una cosa brutta, il fallo non c’era. Un fatto che ha cambiato la partita») sente di aver fatto qualcosa di speciale. «Questa è una svolta importante. L’Europa League e la Coppa Italia ci hanno dato molto, oggi crediamo molto più in noi stessi, veniamo a fare queste partite e sappiamo che possiamo giocarcela. Parlare di Champions non è il caso, ma il sesto-settimo posto sì».
Sul fronte Roma il ds Monchi se ne è uscito con una frase tetra e angosciante: «La situazione è brutta, ho sensazioni negative». Mentre Di Francesco è ormai preso in contropiede dopo i troppi complimenti dei giorni felici della Champions: «Siamo in una fase involutiva, c’è scollamento, io sono il primo responsabile. Qui dobbiamo guardarci negli occhi». Per la sosta ha dato ordini e regole. E poi ammesso: «Eh, mi viene da sorridere sulle regole quando i giocatori se ne stanno per i fatti loro». E via, tutti in Brasile o alle Maldive.