Roma flop: la crisi in tre punti

08/01/2018 13:14

IL MESSAGGERO (U. TRANI) -  La lente di ingrandimento, usata in queste ore da e Monchi per analizzare le cause del preoccupante black out, inquadra il periodo che sintetizza la lenta e ormai certificata involuzione della Roma. Sono 46 i giorni presi in esame dal tecnico e dal ds. Si parte dall'unica sconfitta in Europa, il 22 novembre a contro l'Atletico, e si arriva all'ultima in campionato, sabato scorso all'Olimpico contro l'Atalanta. Le partite sono, invece, 10 e i numeri, come sempre indicativi, rispecchiano fedelmente la flessione che può compromettere la stagione: 4 ko, 2 pareggi e 3 vittorie, con 9 gol realizzati e 10 subiti (saldo, dunque, negativo). Il successo più significativo il 5 dicembre, in casa, contro il Qarabag, per la qualificazione da prima agli ottavi di ; la caduta più dolorosa il 20 dicembre, sempre all'Olimpico, contro il Torino, per l'eliminazione agli ottavi dalla Coppa Italia. Ma, a prescindere dai risultati, le prestazioni mai sono state convincenti. Nel gioco e nello spirito. Sparito il comportamento da squadra che ha dato garanzie nelle precedenti 16 gare. Così, nè all'improvviso e nè inaspettatamente, sono venuti alla luce vizi antichi e mai risolti. E sottovalutati, spostando l'attenzione sull'ambiente o indirizzando il mirino sul nemico di fatto invisibile. Sono tre, però, le questioni da approfondire. Perché la casualità non è di casa Trigoria.

 
GRUPPO FIACCO E VULNERABILE - Le «sensazioni negative» respirate ultimamente da Monchi non fanno riflettere solo lui. Anche sta cercando di capire perché mentalmente, come ha ammesso sabato sera pure , il gruppo abbia mollato. Sia il ds che l'allenatore, già prima della partita contro l'Atalanta, hanno chiesto ai giocatori di mostrare in campo la personalità e l'attaccamento. Sono intervenuti perché le risposte, già nel finale del 2017, non erano state soddisfacenti. Il messaggio è stato indirizzato soprattutto ai big, quasi tutti usciti di scena sul più bello. E cioè nella fase cruciale della stagione quando la Roma avrebbe dovuto essere protagonista nella corsa scudetto. L'allarme è scattato il 23 dicembre allo Stadium dove la Roma ha perso, 1-0 contro la , il 3° scontro diretto del girone d'andata: mai entrati in partita , e , i titolari del centrocampo. La solita timidezza e l'eccessivo rispetto davanti ai campioni d'Italia. Il gap con la è rimasto evidente. Caratterialmente, però. Nelle individualità, dunque, e non nel gioco. Non è ancora la squadra di Monchi e forse nemmeno quella di . Ma entrambi già sono chiamati a tirare le somme sui singoli. Per anticipare il futuro. La stanchezza di gente come , Kolarov e , con i 2 stranieri spesso esclusi dal per mancanza di alternative, ha poi inciso sulla brillantezza della squadra. Che corre meno di prima e anche male. Il pressing è fiacco e l'assetto di conseguenza vulnerabile.

 
ROSA INCOMPLETA - I rinforzi d'estate hanno fin qui deluso. E, come sanno bene pure a Trigoria, non sono stati mirati alle esigenze della Roma e dell'allenatore. Dimezzata sul nascere la fascia destra: ceduti e , su quel lato i sostituti è come se non fossero mai arrivati, a cominciare da Karsdorp e Schick che, tra l'altro, si sono presentati nella Capitale da indisponibili. E in regia, Gonalons fa rimpiangere . I 3 acquisti obbligati di ieri diventeranno quelli di domani. Purtroppo non di oggi, nella sessione invernale di mercato che si aprirà per il club giallorosso solo con la chiave degli scambi o dei prestiti.

 
FINALIZZAZIONE SCADENTE - La Roma ha l'8° attacco della serie A (30 gol). Ma, guardando l'abbondanza di conclusioni, è la mira che non è da scudetto. In campionato è meno decisivo (9 reti), (4) e (3) vanno al minimo, Schick, Defrel e Under sono in letargo.