06/01/2018 14:10
IL MESSAGGERO (E. BERNARDINI) - Damiano Tommasi rompe gli indugi e scende in campo. No, niente scarpini e pantaloncini ma riforme e governance. Il presidente dell'Assocalciatori è stato il primo a rompere gli indugi candidandosi alla poltrona più alta della Federcalcio. «La volontà è quella di essere parte attiva del cambiamento viene da un percorso fatto negli ultimi anni che mi spinge a mettermi a disposizione per un progetto che sia il più possibile di condivisione. Oggi i calciatori vogliono essere quelli che uniscono» fa sapere lo stesso Damiano. Una decisione presa dopo una lunga riflessione e soprattutto dopo una serie di inviti da più parti. Non in ultimo quelle dei suoi ex compagni alla Roma, Francesco Totti: «Conosce il calcio italiano ed è una bella persona» e Daniele De Rossi: «Con lui si va sul sicuro». E così dopo Demetrio Albertini, un altro ex calciatore prova la scalata a via Allegri. Allora non andò benissimo nonostante l'ex Milan avesse l'appoggio dell'allora numero uno della serie B, Andrea Abodi. Non sarà una battaglia semplice. Per questo ieri Tommasi ha avuto un vertice con il presidente della Lega nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, e il numero uno della Lega Pro, Gabriele Gravina. Attorno al tavolo dell'Assocalciatori c'era il 71% dell'elettorato (34% Lnd, 20% Aic, 17% Lega Pro) che il 29 gennaio dovrà scegliere il successore del dimissionario Carlo Tavecchio. Un confronto per capire se ci fosse un largo consenso. Ha raccolto poco e niente.
GLI ALTRI AVVERSARI - Sibilia ha mostrato perplessità. La verità è che a breve anche lui formalizzerà la candidatura. Così come un mezzo passo lo ha fatto Gravina che da un lato ha smentito una volta per tutte l'inconciliabilità con un'eventuale rinnovo della sua carica a senatore di Forza Italia alle politiche del 4 marzo e dall'altro ha chiesto che sia la sua Lega a candidarlo nella prossima assemblea del 13 gennaio a Roma. Poi ha lanciato una frecciata al numero uno dell'Aic: «Si parlava di una piattaforma comune di riforme, invece ci annuncia che si candida in cerca ci ampio consenso...». Insomma nessuno vuole mollare la presa. Uno scenario che lascia ben poco spazio alla fantasia: non c'è unità nel Palazzo. Eppure è proprio questo il tasto su cui Tommasi ha battuto di più: «La Figc ha bisogno di unità di intenti. Compito istituzionale è quello di dare una risposta seria, concreta e sufficientemente lungimirante a Italia-Svezia. Altrimenti avremmo perso due volte». Per ufficializzare tutti i nomi e presentare i programmi c'è tempo fino al 14 gennaio.
SI MUOVE LOTITO - E la serie A? I diritti tv sono l'obiettivo principale dei presidenti della massima serie. Difficilmente riusciranno ad eleggere i loro organi in tempo per le elezioni del 29 gennaio. Un altro schiaffo al presidente del Coni, Giovanni Malagò che aveva agitato lo spettro del commissariamento della Figc in mancanza dei vertici. La B lo ha eletto, la A ancora no e quasi sicuramente i venti presidenti andranno a votare senza una guida. Un terreno fertilissimo per le abilità del presidente Claudio Lotito (escluso possa candidarsi lui stesso). Non è un caso che tutti lo definiscano il più bravo quando si tratta di radunare voti per le elezioni. Vuole una poltrona in consiglio e farà di tutto per ottenerla. E non è escluso che la serie A possa candidare proprio il dimissionario Carlo Tavecchio. Di sicuro non voteranno Tommasi definito troppo oltranzista. Damiano fa la conta dei voti e al momento in mano ha quelli dei suoi calciatori e probabilmente quello della Lega di B. Gli allenatori sono con lui, per ora. Renzo Ulivieri non vuole chiude la porta a nessuno.