02/02/2018 15:12
Un commissario tira l’altro. E così il Coni si prende tutto il pallone: da ieri, e almeno per sei mesi, il segretario generale Roberto Fabbricini è al lavoro in Federcalcio, da oggi il presidente Giovanni Malagò si insedierà, con un’accoglienza tutta da scoprire, fra i padroni del calcio più importante, quello della serie A e del miliardo di euro di diritti tv. Il tutto con «la coscienza a posto», dice Malagò. (...) parola chiave è «discontinuità», condita con l’aggettivo «forte», cioè l’«assoluta terzietà rispetto al mondo del calcio». Intesa soprattutto come distanza dagli ultimi gruppi dirigenti della Figc e i loro dintorni. Perché in realtà, diventano sub commissari anche due ex calciatori: Alessandro Costacurta e (a sorpresa) Bernardo Corradi. Quello che conta però è il lancio del pallone in un’altra zona del campo, lontana dall’area di azione dell’ultima governance, con l’eccezione di Michele Uva, il direttore generale che oggi farà gli onori di casa nell’incontro di Fabbricini con i dipendenti della Figc. Significativo il fatto che le reazioni dal mondo del calcio siano pochissime. Soltanto Marcello Nicchi, il capo degli arbitri, parla di una scelta di «persone autorevoli e di garanzia». (...) Fatto sta che con la politica in campagna elettorale e quindi con una relativa possibilità di incidere, il presidente del Coni ha deciso di scartare l’idea di un commissariamento soft prendendo il toro per le corna. Apparentemente è una traduzione fedele di quanto aveva e ha chiesto anche ieri il ministro dello sport Luca Lotti: con l’augurio di buon lavoro al commissario è arrivata anche la speranza di una «ripartenza da zero» del calcio italiano. Ma la sensazione – nonostante la Lega di Salvini e Giorgetti parli di un «Pd che mette le mani sul calcio» –è che tutta l’operazione sia stata condotta nelle stanze del Coni con grande autonomia e senza ascoltare troppi consigli da fuori. (...)
«C’è un buffet apparecchiato pieno di tante cose da fare», dice Roberto Fabbricini. La prima è ricostruire «il discorso d’amore fra la nazionale e il Paese». E qui si capisce che Alessandro Costacurta, che approfitta dell’occasione per mandare in pensione il soprannome Billy, giocherà un ruolo importante anche nel gestire mediaticamente le aspettative nate dal nuovo scenario: «Ho giocato con 14 palloni d’oro, ma credo che questa sia la squadra più prestigiosa che ho mai avuto. Dovrò realizzare delle cose bellissime che sognavo di fare». Senza fretta, spiega però il segretario-commissario. Perché il rischio – Fabbricini non lo ignora – è quello di strafare, di bruciarsi, di pensare che le cose siano più facili di quanto presente e passato dicano. (...)
La verità è che c’era anche uno schema alternativo, almeno sulla carta: Malagò in Federcalcio, un giurista «sportivo» in Lega. O addirittura un doppio Malagò. Una forzatura pericolosa per il presidente del Coni: «Sarebbe stato sbagliato sotto il profilo dell’impegno e dell’esposizione». Pur con la consapevolezza che non si possono affrontare i problemi della Federcalcio se non si risolve quello della Lega di A. Un’idea che s’è però scontrata con il calendario. «Io non solo voglio, ma devo partire per le Olimpiadi» (...).
Cambiare i programmi sarebbe stata una dimostrazione di debolezza, un dire «prima il pallone e poi tutto il resto a grande distanza». Da qui il «sacrificio» di Fabbricini per un mandato «super condiviso», parole di Malagò. (...)
(gasport)