29/03/2018 14:58
IL TEMPO (A. OSSINO) - Quando gli hacker attaccano i server della Lazio, la procura riparte in contropiede. Nella vicenda relativa alla compravendita del difensore Stefan deVrij, la stessa in cui sarebbero stati truffati due milioni di euro ai biancocelesti, c’è un primo indagato. Si tratta di un cittadino spagnolo. Un uomo esterno al Feyenoord, la società che ha venduto il calciatore. Sarebbe stato lui a introdursi nelle comunicazioni che intercorrevano tra la società di Claudio Lotito e Rotterdam. E sarebbe anche il beneficiario di quel conto «sospetto» che avrebbe tratto in inganno la Lazio. Non è uno sprovveduto, considerando le precauzioni prese per non far rintracciare il bottino. Ma il sostituto procuratore Edmondo De Gregorio non si è arreso, ha seguito il denaro fino in Olanda, e poi ancora in Spagna e in Liechtenstein. Così facendo, giorno dopo giorno, ha ricostruito l’intera vicenda grazie anche al supporto degli uomini della Polizia Postale.Tutta la storia adesso è racchiusa in un fascicolo, in un’indagine che narra una truffa corredata da reati informatici che sarebbe iniziata nell’agosto del 2014. A quei tempi la Lazio aveva appena acquistato il cartellino del giocatore olandese Stefan de Vrij, costato oltre 8 milioni di euro. Il pagamento doveva essere suddiviso in diverse tranche. L’ultima delle quali da 2 milioni di euro. La squadra di Lotito aveva onorato tutti i pagamenti, rimanendo in costante contatto con i vertici del Feyenoord. E poco prima di effettuare l’ultimo bonifico, una mail con il logo della società olandese era stata inviata a Roma. L’ultimo versamento, secondo la missiva, sarebbe dovuto essere fatto nella stessa banca, ma su un Iban diverso, quindi su un altro conto corrente. Così fece la Lazio, credendo di aver totalmente onorato il pagamento. Qualche tempo dopo però gli olandesi avrebbero chiesto se vi fosse stato qualche problema con il pagamento della somma. E con gran stupore avevano appreso dalla Lazio che la cifra era già stata saldata. A loro però non risultava. Così era nato un giudizio arbitrale, tuttora in corso a Dejong. I biancocelesti avevano anche denunciato la faccenda in procura. Da quel momento gli inquirenti avevano iniziato a lavorare. Avevano indagato, scritto e inviato rogatorie internazionali, seguito i soldi. Così adesso hanno scoperto che un cittadino spagnolo, a conoscenza delle comunicazioni esatte tra le società e delle tempistiche adeguate per il pagamento, aveva inviato la mail dando il via alla truffa. Con questo stratagemma era riuscito a dirottare su un conto corrente, creato alcuni giorni prima, ben 2 milioni di euro. Poi li aveva spostati, spalmandoli su più banche, in diverse nazioni. Sempre in Europa. In particolare in Spagna e in Liechtenstein. E anche se gli atti degli inquirenti non possono che viaggiare più veloci di somme che ormai vengono spostate con un click, la procura di Roma è ugualmente riuscita a risalire al presunto responsabile e al denaro rubato. Ma non basta. Perché le indagini vanno avanti per appurare se l’uomo possa aver ricevuto l’aiuto di possibili complici. Gli obiettivi sono diversi. I magistrati lavorano anche recuperare il maltolto. Del resto si tratta di 2 milioni di euro, la stessa cifra che permetterebbe di pagare lo stipendio annuale netto del centrocampista Parolo.