Quanto sangue nelle vene: De Rossi decisivo contro il Torino

11/03/2018 14:14

Guarda i muscoli del . Guardalo in una sera che non può mai essere come tutte le altre. Per noi, per gli altri, per tutti. Ma soprattutto per lui. Daniele è stato amico di Davide, prima ancora che compagno. Di Roma e di Nazionale. Guarda i suoi muscoli in tensione. Concentrati su quelli, come lui si è concentrato sulla partita. Ha provato l'impietosa e voyeuristica telecamera a scorgere l'espressione del volto durante quell'intensissimo minuto pre-partita. Ma per fortuna non sempre il calcio moderno riesce a esporre al mondo i sentimenti più intimi. «Mister, io vorrei giocare» la richiesta all'allenatore, rivelata a gara conclusa dallo stesso Di Francesco. Desiderio più che implorazione. Voglia di mettersi ancora una volta lì nel mezzo. Dove sta da sempre e con ogni compagno. Tanto da rappresentare per ognuno l'imprescindibile punto di riferimento. Quello al quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Quello sul quale sai che si può contare in ogni caso. Da vero. (...) Guardali di nuovo i muscoli del  nella sua scivolata. Volante, appunto, che stavolta non serve a fermare un avversario ma a mandare la palla in rete. E a lanciare verso l'alto anche uno sguardo. Senza gesti eclatanti, soltanto con un pensiero e un brivido addosso. Lo stesso che prova chi guarda Daniele - non soltanto nei suoi muscoli - segnare sotto la Sud senza correre a ricevere l'abbraccio del suo popolo, senza alcuna vena che si gonfia. È un'esultanza pudica, che non rincorre telecamere né si arruffiana la gente. È un'esultanza da e uomo vero. Un'esultanza da romanista. (...) Altro che senatori e sentori di gruppi allo sbando. Non è questione di vittorie e sconfitte, ma di carattere. Di più: di emozioni. E a quel punto contano poco numeri e statistiche e tutto il resto del pane quotidiano dei "malati di football", quali anche noi siamo. Conta poco sottolineare che con De Rossi in campo la Roma subisce pochi gol e pochissime sconfitte; che lui non c'era nel periodo più buio; e che la litania stanca, volgare e densa di falsità del «nongiocadamillantanni», si smentisce da sola ogni volta che Daniele guida la sua squadra. La nostra. E che anche quando sbaglia (perché lo fa eccome, come tutti gli esseri dotati di sangue nelle vene), non si nasconde mai. Soprattutto, non si nasconde quando la Roma ha bisogno di essere presa per mano dal suo condottiero. A , con il Toro, martedì prossimo con lo Shakhtar. Guardali i muscoli del : saranno sempre lì nel mezzo.

(Il Romanista - F. Pastore)

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