Il parametro Messi, la Roma senza paura misura i propri limiti

04/04/2018 13:44

LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - La partita ai confini della realtà (The Twilight Zone, Ray Bradbury, serie tv 1959) comincia da qui, in questa quarta o addirittura quinta dimensione del Camp Nou, un mondo di fantascienza dove molti della Roma non hanno mai messo piede e si muovono adesso con circospezione, voglia di scoperta e anche una forte ansia addosso. L’inquietante presenza di si sente ovunque, nell’area di rigore co-mme nel ventre dello stadio: magari è il cameriere del bar col berretto che nasconde il terzo occhio da marziano.

Inutile nasconderselo, -Roma è una partita su cui aleggiano vecchi e nuovi incubi. Che la Roma e scacciano dal presente, nemmeno ne parlano alla vigilia, ma che incombono sulla fossa dei centomila catalani. O meglio, come hanno scritto su certi manifesti retoric: “Centomila gladiatori che vi aspettano nel nostro Colosseo”. Esattamente 11 anni fa (aprile 2007) la Roma del primo visse l’onta del 7-1 di Manchester, tonfo epocale e letterario (Valerio Mastandrea ci scrisse un poemetto: “Sì a papà, era sera, era aprile. S’era partiti pe’ n’impresa…”). Mentre Capitan Fracassa Rudy pilotò la squadra attraverso dei Roma-Bayern 1-7 (ottobre 2014) e -Roma 6-1 (novembre 2015), che hanno segnato l’ultima generazione giallorossa. Una maledizione. Il limite umano della Roma.

E sono passati esattamente dieci anni da quando la Roma mise piede in un quarto di . Il che traduce anche questo scontro col di e Valverde in qualcosa di difficile, forse insormontabile, ma anche storico. Insomma non è capitato spesso che la Roma arrivasse da queste parti. E allora che non sia il patibolo, ma una festa del calcio. Il Tenero Eusebio ha coraggiosamente e giustamente parlato di “spensieratezza”. «Che non significa come va va, intendiamoci. Non è rassegnazione, anzi. Ma voglio che i miei calciatori giochino liberi, che abbiano coraggio e osino». Non si potrebbe del resto dire molto di più, quando davanti hai e Suarez che pedalano anche meglio senza Neymar in mezzo e con Coutinho in tribuna. E soprattutto un che non prende più gol. Ibrido, italianizzato, oltre il guardiolismo, più perfetto della perfezione precedente. E che la Roma affronterà parecchio titubante, con i suoi ac- ciacchi, dopo aver avuto i problemi suoi pure col Crotone e col .

L’impossibile compito di fermare toccherà al suo connazionale Federico , che in tema “come si marca Leo?” se la cava con un surreale «non c’è solo lui cui pensare». Casomai non bastasse. Recuperato a forza il trattore – quasi impensabile una Roma senza di lui – l’allenatore è stato lì a giocare con qualche dettaglio minimo. Dove mettere , dietro o avanti? E in attacco, accanto a , Defrel, o Gerson leggermente favorito? È stato lo stesso a dribblare il ridicolo: «Non lo dirò, ma tanto non credo che per il faccia gran differenza». Il fascino di un match ai confini della realtà.