06/04/2018 15:39
Ne abbiamo vissute svariate di sconfitte romaniste. Umilianti, ingiuste, sacrosante, colpevoli, innocenti, ai rigori. In questo senso, abbiamo la pelle vaccinata. Liverpool, Manchester, Bayern, Barcellona. Ecco, Barcellona. Un'altra volta. Solo che stavolta, se si riuscirà a capirlo, tutto è stata meno che una sconfitta. Proviamo a spiegarlo. Cominciando da quello che abbiamo visto. Solo che nel noi non è compresa la poliziesca quaterna arbitrale sbarcata a Barcellona dal paese dei mulini a vento. Troppo vento, deve aver avuto ripercussioni sulle diottrie olandesi. Non lo diciamo per trovare giustificazioni o fornire alibi alla nostra Roma. (...) a Roma, non c'è dubbio, a Barcellona ne ha commessi parecchi di errori. Gli autogol, peraltro di una sfiga ai confini della realtà, lo stop sbagliato di Gonalons, le quattro pappine, il risultato senza appello, tutto quello che volete voi, anche se vi consigliamo di non dimenticare mai che di fronte c'era il Barcellona con annessi e connessi, arbitri compresi. Abbiamo letto: il peggior Barcellona degli ultimi anni. Solo che a questi superficiali osservatori di calcio e dintorni, mica è venuto il dubbio che i catalani dimessi dell'altra sera si sono trovati di fronte una Roma capace di sorprenderli, con il coraggio necessario per andare a sfidarli sul loro campo, una Roma in grado di non tradire l'identità che si sta costruendo. Per questa ragione la sconfitta di Barcellona è stata la meno sconfitta di sempre. La Roma non ha tradito se stessa, ha continuato a camminare sulla strada intrapresa da quando è arrivato Eusebio Di Francesco. È stata se stessa. E questa è stata una grande vittoria. Non vogliamo consolarci con l'aglietto. Le quattro pappine e gli errori arbitrali sono lì, agli atti. Ma agli atti ci sta anche la Roma che va a pressare alto il Barcellona, la Roma che ridimensiona Messi con l'organizzazione tattica, la Roma che ha guardato negli occhi gli avversari senza paura, orgogliosa di essere se stessa, convinta che il cammino intrapreso è quello giusto. (...) Chi scrive sarà pure un folle sognatore, ma a Barcellona io ho visto il futuro. E non solo perché chi tifa Roma non perde mai.
(Il Romanista - P. Torri)