22/05/2018 14:27
IL MESSAGGERO (L. DEL GAUDIO) - C'è un po' di tutto nelle carte del deferimento di tre ex calciatori del Napoli: le telefonate con cui Paolo Cannavaro prova a piazzare un orologio di dubbia provenienza al compagno di squadra Cavani (valore 400mila dollari o giù di lì); quelle in cui è ancora l'ex difensore azzurro (poi del Sassuolo) ad impegnarsi a procurare due biglietti per due soggetti legati a famiglie di camorra (Bosti e Lo Russo); per non parlare di una vacanza a Ibiza ancora di Cannavaro jr e del portiere Reina assieme ai tre imprenditori giocattolai Esposito (in cella per reati aggravati dal fine camorristico); oppure del tentativo di far acquistare ad Higuain una fuoriserie di proprietà di imprenditori in odore di camorra.
Un mondo passato al setaccio dalla Dia di Napoli (che non ha riscontrato fatti di rilievo penale), prima di diventare di competenza della Procura federale, che ieri ha scoperto le carte e ha avanzato le proprie conclusioni. È stato infatti l'ufficio guidato dal prefetto Giuseppe Pecoraro a deferire alla giustizia sportiva per frequentazioni sospette Pepe Reina (ormai al Milan), Paolo Cannavaro e Salvatore Aronica (in forza al Napoli di Mazzarri prima di passare al Palermo). Nello stesso fascicolo, sono state deferite anche Napoli, Sassuolo e Palermo, vale a dire le società dove hanno militato i tre calciatori e chiamate in causa per responsabilità oggettiva per i fatti addebitati ai tesserati (rischiano un'ammenda, si escludono penalizzazioni sui rispettivi campionati).
IL CAPITANO E L'OROLOGIO - Ma non è tutto. Deferiti anche tre dipendenti del Napoli, il team manager Giovanni Paolo De Matteis, il responsabile della biglietteria e delegato alla sicurezza Luigi Cassano e il direttore commerciale marketing del Napoli Alessandro Formisano. Ma quali sono i rilievi che costano ai tre calciatori una sorta di rinvio a giudizio in sede disciplinare? L'ex capitano azzurro avrebbe provato a vendere un orologio prezioso di notevole valore (400mila dollari) ma di provenienza sospetta, su richiesta del suocero, come evidente da un'intercettazione della Dia. Era il 12 febbraio 2013, quando Luigi Martino propose al genero Paolo un affare, uno «Zenit tempestato di diamanti»; dall'altra parte del telefono, dopo essersi sincerato della presenza di un documento di garanzia, Cannavaro si disse disponibile a proporlo ad «Eddy» nello spogliatoio, vale a dire al bomber Edinson Cavani (oggi in forza al Paris SG): «Domani lo prendo e lo porto al campo... lo faccio vedere anche a Michele».
Ma veniamo a Reina. Per la Procura federale, il portiere spagnolo avrebbe intrattenuto «inopportunamente rapporti di frequentazione ed amicizia concretizzatisi in vacanze, disponibilità d'uso di auto di grossa cilindrata di proprietà di Gabriele Esposito e agevolazioni all'accesso in zona riservata dello stadio San Paolo in occasione delle partite ufficiali». Pochi giorni fa, il nome di Reina è stato abbinato anche ad alcune intercettazioni che stanno alla base degli arresti dei tre fratelli Esposito, quelle in cui - anni fa - Reina si affidava ai propri amici imprenditori per un appuntamento in un centro massaggi, in una zona chic di Napoli.
Deferito per le frequentazioni con i fratelli Esposito anche Salvatore Aronica. Ma cosa c'entrano i tre dipendenti del Napoli in questa vicenda? Sotto i riflettori finiscono sponsorizzazioni, gadget e ticket, come nel caso di Formisano: da un lato, scrivono gli inquirenti in sede disciplinare, avrebbe intrattenuto solo con Giuseppe Esposito «rapporti commerciali, contratti di sponsorizzazione e contratti di licenza di uso del brand Napoli, impegnandosi a fornire la relativa documentazione contrattuale».
NEL MIRINO VACANZE A IBIZA - Un impegno mai onorato, aggiungono dalla Federcalcio, in riferimento al tentativo di commercializzare orologi con il brand Napoli e di sfruttare i contatti social di campioni del calibro di Callejon (ovviamente estraneo a questa vicenda).
Poi c'è la storia dei biglietti, sull'onda d'urto di una telefonata del 2014. A contattare Paolo Cannavaro è tale «Lello», che chiede due biglietti «omaggio per una partita del Napoli destinati a soggetti legati alla famiglia Bosti e ai Lo Russo». Sulle prime, il difensore prova a fare resistenza («già te ne ho fatti avere sei»), mentre «Lello» insiste («allora non contiamo più niente?»), oltre a rimarcare la necessità di mantenere massimo riserbo sull'identità dei destinatari finali. Scenario che ora attende un giudizio disciplinare su gite in barca, vacanze a Ibiza e richieste sconvenienti da parte dell'altra Napoli, quella della camorra e degli affari sporchi.