10/05/2018 14:31
IL MESSAGGERO (M. CARTA) - Innocente per il giudice che lo aveva assolto. Un criminale incallito per il questore di Roma. Sembrano non avere fine i guai per Diego Perrone, l'avvocato marchigiano arrestato durante Roma Liverpool per aver cercato di entrare allo stadio Olimpico nonostante fosse sottoposto al Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive ndr). Lo scorso tre maggio, subito dopo l'assoluzione per tenuità del fatto, il questore di Roma Guido Marino aveva disposto nei suoi confronti il rimpatrio a Civitanova Marche, dove risiede, con «divieto di ritornare a Roma senza autorizzazione per i prossimi tre anni». Una misura di sicurezza motivata dall'elevata pericolosità criminale dell'uomo che, secondo il questore, «annovera precedenti di polizia per minacce, lesioni, e rapina», tanto che, come si legge nell'ordinanza, «si presume che si trattenga qui al solo scopo di commettere azioni delittuose». C'è però un particolare, non indifferente: ad oggi, il casellario giudiziale del legale, risulta immacolato. Ossia vuoto. Mentre fra i carichi pendenti, modello 335, c'è solo l'indagine, di fronte al giudice di pace, scaturita dalla querela del presidente della Civitanovese, che aveva spinto il questore di Macerata a disporre il Daspo per Perrone. Dei precedenti per rapina e lesioni, contestati dalla questura di Roma, nessuna traccia. «Anche perché - afferma Perrone - quei reati non li ho mai commessi. Io sono andato a vedere una partita, non certo a delinquere. Ho sbagliato ad andare allo stadio, nonostante il Daspo. Ma sono un avvocato iscritto all'ordine di Fermo e vivo della mia professione. Non sono un criminale. Nei miei confronti c'è stato un errore grossolano».